Forum Tuttoslot.it - "Velocità all'alba" - 1^ puntata
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 "Velocità all'alba" - 1^ puntata
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giacaleo

Tuttoslottista GT



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Inserito il - 12/11/2008 : 18:21:37  Link diretto a questa discussione  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di giacaleo Aggiungi giacaleo alla lista amici  Rispondi Quotando
Oggi inizio a pubblicare sun Ns. forum il 1^ capitolo (...... che per esigenze di numerazione chiamerò 1^ puntata) del mio libro "Velocità all'alba", come richiesto da alcuni amici del forum.

Sabato la 2^ puntata


VELOCITA’ ALL’ALBA

di Leo Giacalone





Antefatto



Erano quasi le cinque del mattino, quando Pierre, rivoltandosi tra le lenzuola del suo letto, mi tirò un cuscino.

“Svegliati! è tardi, ci aspettano a Valderice !”.

Pierre era un ottimo collega, e da quattro anni, quasi come due fratelli, dividevamo le camere d’albergo ogni qualvolta si andava a fare una gara, sia in Italia che all’estero.
Non aveva molti difetti, ma ne aveva uno in particolare: aveva la fissa per gli orari che, inutilmente da anni, cercava di attaccarmi addosso.

In quell’ultima stagione, dopo aver vinto dieci prove del mondiale su dodici, ci eravamo ripromessi, io ed il mio navigatore, di prenderci qualche mese di riposo, quando una mattina, sul cellulare, dal numero noto solo a pochi intimi, ricevo un’inaspettata chiamata.

“Ciao Elio sono io !”, rispondo:
“Io Chi ?”, “Io Nino da Trapani !”.

Erano anni che non lo sentivo, da quando, appena ventenne avevo lasciato la mia città per iniziare a correre nei rally per conto di una piccola scuderia di Brescia.

Allora , per un giovane del sud era veramente difficile, se non impossibile, iniziare una carriera professionistica nel mondo dei motori; bene che ti poteva andare, al massimo, era di trovarti degli sponsor privati e gareggiare qua e là una domenica al mese, nei vari campionati di zona.

Risentirlo era stato come risvegliare la mia memoria e rincorrere i ricordi di ragazzo quando per “motori” a Trapani si intendeva solo la cronoscalata della Monte Erice: sentivo ancora l’odore dell’olio di ricino aggiunto alla benzina, delle gomme bruciate sui tornanti dalla vecchie 1.000 Abarth e l’acuto dei motori delle potenti 2.000 prototipi.

Quello era proprio un altro mondo, e quando io e Nino comprammo con i nostri risparmi una Porsche 911 Carrera buona solo per lo sfascia-carrozze, era come aver toccato il cielo con un dito; non contavamo più le ore spese in officina, giorno e notte, tralasciando perfino di cenare o di uscire con gli amici nel fine settimana.

Nino con i motori era proprio un mago e quel sei cilindri, dopo un mese di lavoro, ruggì con un acuto degno del miglior tenore; la carrozzeria, grazie ad alcuni carrozzieri nostri amici, era stata modificata ed adattata all’uso dei Rally, e il nostro unico sponsor ci aveva fatto avere tre treni di gomme, due per l’asfalto, ed uno per lo sterrato.

Era pronta !!
E nel weekend successivo c’era il rally dei Nebrodi.

Nino, non pienamente convinto della perfetta efficienza della macchina, in un momento di riflessione, mi confidò: “Che ne pensi di rimandare l’esordio in gara ?..... sai alcuni particolari non sono ancora a punto….. che de dici se esordiamo alla prossima ?”.

Indispettito dall’eccessiva prudenza di Nino,
gli replicai che il ferro doveva essere battuto finché caldo, e che, in ogni caso, ora o domenica prossima sarebbe stata la stessa cosa.

Poi discutemmo dei nostri ruoli nella scuderia, e cioè chi di noi dovesse fare il pilota e chi il navigatore .

Per convincerlo a farmi guidare la macchina aggiunsi:
“Nino tu hai speso tanto lavoro su questa macchina, ….e sono sicuro che avresti paura a portarla al limite alla prima gara….. insomma a spremerla di brutto!”.

“Che ne pensi se la piloto io e tu mi fai da navigatore ?”.

Nino, sempre pronto ad accontentarmi annuì, allargò le braccia e mi rispose:
“Ok, va bene per la prima gara….. ma se nelle prove della seconda sono più veloce io tocca a me guidarla !”.
Fui io il più veloce, e da lì cominciò la nostra carriera: macchina semidistrutta dopo la prima gara e ricostruita per la successiva, dove ottenemmo un primo posto di classe e il quarto posto assoluto in classifica generale, fino al grande giorno.

Ci iscrivemmo, facendo un colpo di testa, ad una gara del nord, io come pilota e Nino come navigatore.

Eravamo in Toscana, immersi nel verde in mezzo ai pini; non potevamo non notare che la rigogliosa vegetazione che ci circondava, strideva tantissimo con il giallo dell’erba secca e asciutta delle estati siciliane.

L’aria al mattino era così pungente e pesante che avvertivo fisicamente una sensazione di malessere, come una difficoltà a respirare…….. ma forse era solo l’emozione; all’assistenza la nostra squadra, osservata con sguardi pieni di ilarità , sorrisini e piccoli sfottò dalle altre squadre, era dimensionata proprio al minimo: una Porsche del 1975, dodici pneumatici, due meccanici, un motor-home usato e due casse di ricambi vari.

Che chance avremmo avuto contro le squadre ufficiali, arrivate in forze e fornite di una enorme quantità di materiali, mezzi e con alla guida piloti dai nomi famosi ?

Ed invece accadde l’incredibile !
Venne giù tanta acqua, ma tanta acqua, che, come si dice da noi, ci si poteva fare una gara di motoscafi e non di auto !!!!
E quelle gomme, da noi mai usate, e non più in commercio da alcuni anni, ci incollarono all’asfalto come delle ventose, ed i secondi di vantaggio, da prova speciale a prova speciale, aumentavano vertiginosamente come le gocce d’acqua sull’asfalto.

Fu la prima vittoria, là dove solo i grandi possono vincere, là dove i grandi nomi di case automobilistiche mondiali testano le nuove vetture per il campionato dell’anno successivo.

Appena scesi dalla macchina io e Nino fummo subito accolti dai tifosi con tanto affetto ed entusiasmo: la gente era come impazzita, vedeva in noi la forza del riscatto, era come se si fosse ripetuta la storia di Davide e Golia.

Il campione del mondo, che aveva partecipato anche lui alla gara, ci avvicinò, stringendoci le mani: “Complimenti, non credevo proprio che poteste arrivare alla fine del rally con quella macchina, ma evidentemente mi ero sbagliato….. siete stati davvero bravi!”.

Un simile complimento io e Nino non ce lo saremmo proprio aspettato da lui ma, evidentemente, era arrivato per noi il giorno, unico nella vita, in cui i sogni si avverano: ci abbracciavamo con slanci di gioia indescrivibili tanto da desiderare di abbracciare tutti i tifosi che erano sotto il palco dove era stata sistemata la nostra macchina.
Vi salimmo sopra e cominciammo ad inondarla e ad inondarci di champagne.

Passato il momento entusiastico della premiazione, mentre mi svoltavo la tuta sui fianchi, mi avvicinò un signore, abbronzato come un marinaio, e con una collana d’oro che sembrava la catena d’ancora di una nave; con fare molto affabile, ma con un non so ché di ambiguo, diceva di essere il procuratore di tanti giovani talenti dell’automobilismo, e che se lo avessi seguito, dopo la firma di un contratto, mi avrebbe trovato una squadra degna del mio talento.

“Lazzari ……”, mi disse con tono decisamente accattivante “Se la cosa le interessa, possiamo vederci tra un ora al bar dell’albergo dove alloggia !”.

Guardandomi intorno, verificando se Nino avesse ascoltato qualcosa del mio breve colloquio con quello strano personaggio, gli risposi che lo avrei incontrato, premettendo però, che l’incontro non dovesse essere per forza impegnativo per entrambi.

Entrai in macchina con Nino, tutto inzuppato di champagne, e, mentre sistemava il trofeo nel posteriore della macchina, mi chiese:
“Chi era quel tipo con cui parlavi qualche minuto fa ?”.

Ebbi un attimo di esitazione, e, mentendo spudoratamente, gli risposi:
“Niente era solo un signore che voleva sapere da dove venissimo !”. Mi sentivo come Giuda che sta per tradire nostro Signore e, lungo tutto il tragitto che portava all’ hotel, mi guardai bene dall’accennargli qualcosa.

Arrivati in hotel, prima di scendere dalla macchina, gli dissi:
“Io vado su a fare una doccia …. Nino ci pensi tu a ritirare l’assegno del primo classificato ?”.

Nino annuì, e mentre si dirigeva verso la hall dove erano sistemati gli uffici della direzione di gara, scesi dalla macchina e mi avviai al bar, che era situato nell’attico dell’albergo.

In ascensore il ritmo dei battiti del mio cuore aumentavano da piano a piano, mentre un nodo alla gola mi toglieva il fiato.

Non so perché, ma avevo la sensazione che ad ogni piano aumentasse la distanza tra me ed il mio ritorno a Trapani; per un attimo ebbi la voglia di mollare tutto e raggiungere Nino in camera.

Poi, come un automa, uscì dall’ascensore ed entrai nel bar.

Era lì, seduto su uno sgabello mentre sorseggiava un drink, forse un Martini.
Mi avvicinai e mi sedetti quasi di fronte a lui.
“Vedo che lei è un ragazzo molto intelligente …… è venuto da solo !”, “ non sono in molti quelli che accettano un appuntamento al buio …. a meno che non si tratti di una bella donna !”, aggiunse con tono ammiccante.

Parlammo allora per almeno un’ ora, lui di tutti quei piloti che aveva lanciato e portato nelle grandi squadre, ed io delle difficoltà ad emergere per un pilota del sud.

Mi diceva che non è importante il luogo da cui si viene, facendo i nomi di tanti piloti nordici provenienti da sperdutissime località di campagna della Finlandia, perché fino ad ora aveva avuto sempre buon fiuto nel riconoscere i veri campioni, da qualunque paese venissero.

Finché, stordito dalle sue parole, aprì la sua valigetta e ne uscì un contratto prestampato al quale aggiunse il mio nome ed il suo.
Ebbi un attimo di esitazione, mentre tenevo la penna tra le mani: sapevo quanto valeva per me quella firma e quanto avrebbe significato da quel momento in poi per la mia vita e per quanti mi stavano intorno.

Convinto dalle parole di George, così si chiamava il mio interlocutore, firmai il contratto, con l’amaro nel cuore però: avrei dovuto separami per sempre da Nino e dai miei amici e lasciarmi alle spalle tutto il mondo in cui ero vissuto fino a quel momento.

Lo chiamai in camera dal telefono del bar, con un tono di voce dimesso, cominciando ad accennargli qualcosa; Nino, che era un ragazzo intelligente, capì subito tutto in un attimo, apostrofandomi:
"Beh, hai proprio deciso di lasciarci …….va’ bene per noi ma ai tuoi non pensi ?”.

Feci una pausa e, riprendendo il fiato che avevo perso, gli risposi:
“Sai com’è, la mia famiglia capirà, ma tu, Franco, Salvatore e gli altri cosa farete ?”.

Volevo aggiungere “…. senza di me”, ma mi sentivo come una ladro che aveva appena tenuto per se tutto il malloppo; Nino mi rispose dicendo qualcosa che sul momento mi assolse da ogni senso di colpa:
“Elio, fatti valere, e quando sarai il numero uno ricordati di noi e dei giorni spensierati passati insieme.”

Scesi giù, e, ancora con la tuta mezza svoltata sulla vita, mi sedetti su una sedia vicino alla piscina: mi distesi per rilassare i miei muscoli e cominciai a pensare.

Ero combattuto da due contrastanti stati d’animo.

Fantasticavo pensando a quello a cui andavo incontro: un'altra città, un'altra casa, una passione che diventava lavoro e il sogno di tutti i giovani piloti…. diventare un professionista !

L’altro era un pensiero mesto, cupo; noi ragazzi del sud quando lasciamo la nostra terra, tendiamo sempre a portare con noi un velo di tristezza ed un proposito: tornare dopo aver raggiunto il proprio obiettivo.

Ma questa mia nuova avventura , io lo sapevo, a soli vent’anni, mi avrebbe per sempre portato via lontano da Trapani.

--------------

Superata l’iniziale sorpresa per l’inattesa telefonata continuai:
“Si dimmi Nino… come mai ….. hai qualche brutta notizia da darmi ?” , “ No Elio, nulla di cui ti possa preoccupare ! Sai ho avuto il tuo numero da tuo fratello Sandro, raccomandandomi però di non farlo avere a nessun altro.”, “Sai qui in città da due settimane non si parla d’altro, dei tuoi successi, della tua carriera, del titolo mondiale !!!! Poi mi sono chiesto: Elio ti deve ancora qualcosa, forse potrebbe accettare da te una strana proposta.”

“Che tipo di proposta ?”, gli chiesi.

“Sai, io e il presidente dell’Automobile Club abbiamo avuto un’ idea. Perchè non organizzare per domenica 21 una prova speciale a Trapani per festeggiare il tuo titolo ?”,“potrebbe essere l’occasione buona per tornare…. Sono tanti anni che tu……….”.

Lì si fermò, e fece una lunga pausa come per invitarmi a riflettere e pensarci su, poi continuò:
“ Sai, avremmo intenzione di fare una prova speciale sul tracciato della Monte Erice, con partenza da Valderice e, arrivati sulla vetta, svoltare per la strada del Cimitero, per poi tornare a Trapani con l’arrivo a Piazza Vittorio !!”, “Elio, che ne pensi ?”.

Il mio senso di colpa era così grande che non gli diedi tempo per continuare:
“Si, ci sto ! Mandami per fax tutti i particolari , le date precise di questa tua iniziativa, il numero te lo darà quel “panzalenta” di mio fratello”.

Nino, dall’altra parte del telefono cominciò a mostrarmi tutto il suo entusiasmo, come se al telefono ci fossero, e sicuramente c’erano, tutti gli amici di un tempo, cominciando ad anticiparmi tutto quello che avevano in mente di organizzare.


Spero che l'antefatto vi sia piaciuto......a Sabato per la seconda puntata.

Ciao da Giacaleo.









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Dapprima Dio creò l'acciaio...... poi creò la plastica ......poi ci ripensò: meglio l'acciaio !!!!!!!!!!

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Malva

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Inserito il - 12/11/2008 : 18:41:04  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di Malva Aggiungi Malva alla lista amici  Rispondi Quotando
Ammazza che bel racconto sembrava di leggere un romanzo, a sabato.





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