Il figlio di John, 18 anni, colpito alla testa da un pneumatico
(ANSA)-LONDRA, 20 LUG- E' morto poco dopo il ricovero al Royal London Hospital, Henry Surtees, 18 anni, figlio di John, campione del mondo di F.1 nel 1964. Il giovanissimo pilota, alla prima stagione in Formula 2, ieri sul circuito di Brands Hatch e' stato colpito alla testa dalla gomma posteriore staccatasi dalla vettura di Jack Clarke, finita contro le barriere. Henry Surtees ha perso conoscenza e a sua volta e' finito fuori pista.
Di seguito un articolo di John Horsemoon del quale condivido quasi ogni parola scritta.
Domenica tragica in F2, muore Henry Surtees Al Rally di Bulgaria perde la vita anche Flavio Guglielmini
Quando un pilota di automobilismo muore in un incidente, molti benpensanti - al netto dell’umana pietà - elevano i propri giudizi caustici, con un minimo comun denominatore: «se l’è cercata!». Nessuno di questi conosce però l’apporto che le competizioni motoristiche hanno dato alla sicurezza delle vetture e delle moto di serie. Gli esempi sono troppi, ricordiamo solo i freni a disco.
Ieri per l’automobilismo sportivo è stata una giornata tragica. In mattinata, durante la prima prova speciale del Rally di Bulgaria - in predicato per diventare nel 2010 tappa del Mondiale Rally - la Peugeot 207 S2000 pilotata dal driver svizzero Brian Lavio, con a fianco il navigatore italiano Flavio Guglielmini, nell’affrontare una curva ad andatura sostenuta colpiva una roccia posta all’interno della carreggiata, che fungeva da tragico trampolino: l’auto veniva catapultata nella scarpata sottostante, capottando più volte. L’impatto era immediatamente esiziale per il navigatore toscano, mentre il pilota riportava varie ferite, non gravi. Una tragica fatalità, cui non ha potuto porre rimedio il pur efficiente servizio di emergenza dell’organizzazione bulgara. La competizione è stata, ovviamente, subito sospesa.
Nel pomeriggio, a Brands Hatch, durante Gara 2 del quarto appuntamento del Campionato Mondiale di Formula 2, promosso dall’ex pilota Jonathan Palmer e dalla Williams sotto gli auspici della FIA, il pilota britannico Jack Clark usciva di pista alla curva Westfield, sbattendo contro il guard-rail di protezione. Nell’impatto, una ruota posteriore si staccava dalla monoposto e, nel corso di una serie di rimbalzi che attraversavano la pista, colpiva la vettura di Henry Surtees, diciottenne figlio dell’unico pilota della storia degli sport motoristici ad aver vinto titoli mondiali sia con le moto (7 volte), che con le automobili (Campione del Mondo di F1 nel 1964, con la Ferrari). Il giovane Surtees, grande promessa dell’automobilismo britannico, scendeva barcollante dalla vettura, ma poco dopo si accasciava a terra. Trasportato al Royal Hospital di Londra, in serata spirava per le conseguenze dell’incidente.
Da tempo in F1 non si vedono ruote volare, perché il regolamento tecnico ha imposto l’adozione di cavi di acciaio all’interno dei bracci delle sospensioni, deputati a trattenere proprio le ruote in caso di incidente. Ma per anni tale evenienza è stata l’incubo di piloti, tecnici e spettatori. Se un fatto del genere si è verificato di nuovo, il motivo è solo uno: il risparmio, che ha imposto la non adozione di sistemi di sicurezza passiva per la ritenzione delle ruote. La rinata Formula 2, voluta fortemente da Max Mosley e organizzata dall’ex pilota Jonathan Palmer, è finora risultata una serie divertente, ma estremamente pericolosa, perché l’abbassamento dei costi ha comportato la riduzione dei margini di sicurezza, ma anche misure anacronistiche per i tempi moderni: un ingegnere di pista in condominio tra tre piloti, l’assenza del servosterzo e degli impianti di comunicazione radio sulle monoposto. Solo per citare alcune di queste assurde decisioni.
Max Mosley negli anni scorsi ha condotto una meritoria battaglia per la sicurezza in Formula 1, che ha prodotto grandi risultati. Tutto ciò rischia di finire nel dimenticatoio, perché il nuovo obiettivo della riduzione drastica dei costi potrebbe riverberarsi assai negativamente sulla sicurezza anche in Formula 1. La dinamica della morte di Henry Surtees dovrebbe essere un tragico monito per la FIA e il mondo dell’automobilismo. Pensare che le serie di vertice - Formula 1, Le Mans Series, Mondiale Turismo - possano essere “economiche” è una tuonante corbelleria, perché un eccessivo risparmio può comportare una caduta verticale della sicurezza, con il rischio di fare 100 passi indietro. La battaglia politica andrebbe piuttosto fatta perché i costosi investimenti possano avere un rapido ritorno nella produzione delle automobili di tutti i giorni. Alla famiglia di Flavio Guglielmini e di Henry Surtees vadano i sentimenti della nostra cristiana partecipazione.
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Ho visto la gara in diretta su SKY e se penso che Surtees faceva circa 50 metri al secondo e quella accidente di ruota lo ha colpito esattamente in testa........ millesimi di secondo prima o dopo e 30 centimetri più in alto o in basso...... A volte il destino è proprio assurdo. Perchè la marca del casco Silvia? Pensi che la qualità dello stesso abbia influito sull'esito fatale dell'incidente?
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Erano anni che non mi capitava di vedere un incidente, nella sua tragicità, così assurdo. Parliamo di monoposto sicure, ma forse quelle veramente a prova d'urto, sono solo le F1... Queste categorie minori, mostrano in questi frangenti, una fragilità preoccupante, e, non al passo con i progressi fatti in questi ultimi 10 anni. Mi chiedo, ma non sarebbe meglio fare come una volta F1, F2, F3, tre categorie che catalizzino sponsors, teams,e piloti, e soprattutto risorse tecniche senza eccedere in questa dispersione di campionati, GP2, Formula 2, A1 Gp, quello delle squadre di calcio (mi sfugge il nome), che non aggiungono e tolgono niente allo sport motoristico ??? Le auto e le piste infine, devono essere sicure, non è giusto che un ragazzo con la passione di correre, debba per forza morire guidando. Ci fosse stata una via di fuga, o della sabbia invece della solita erba inglese (strascivolosa e strapericolosa), ora parleremmo di altre cose. Brands Hatch è bellissimo, ma forse per un certo tipo di competizioni, è anacronistico e troppo a rischio.
Andrea
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Concordo con Silvia ed Andrea sulla pista. E con Andrea sulla moltitudine di categorie inutili. Vedi Silvia,per andarmi a spaccare le costole ogni tanto sul mio kart uso da svariati anni un casco Arai; e se il povero Henry aveva la stessa marca,e se fosse successo anche con un Bell cambiavano o no le cose? Adesso,scherzi a parte, mi hai messo un bel dubbio......
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Questa storia del casco mi pare un po' ridicola (posto che poi in queste situazioni c'è poco da ridere)
Diamo la colpa al tracciato oramai pericoloso per le velocità attuali, diamo la colpa a Formula 2 costruite in economia, per cui è facile vedere cerchi che se ne partono al primo impatto, ma non perdiamoci sulla questione casco.
Con quella dinamica e a quella velocità, potrebbe aver subito un danno qualcosa anche al di fuori del casco.
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Alessandro
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Bella battuta, davvero. Comunque conosco una persona, uscita da uno stato comatoso, dopo tre settimane, che ha cambiato marca di casco quando tre anni dopo ha ripreso ad andare in moto.
Concordo anch'io sullo sbuona donnamento totale delle Formule a ruote scoperte, anche se credo che una riduzione del numero di categorie non favorirebbe comunque un aumento di sicurezza, professionalità, eccetera...
Il tracciato ha alberi secolari a metri due dalla riga bianca esterna della pista e la velocità in quel tratto non è comunque altissima. Qualcuno sa quale è il referto autoptico ufficiale?
Io continuo ad essere perplessa, come altre volte del resto, sulla funzione svolta dal casco in circostanze limite come questa. Insomma rispetto a Senna, per esempio, qui c'erano il colletto e quindici anni in più di esperienza e sviluppo.
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Io continuo ad essere perplessa, come altre volte del resto, sulla funzione svolta dal casco in circostanze limite come questa.
Purtroppo Silvia il casco pur essendo strumento indispensabile per la sicurezza, non è una garanzia assoluta. Ho visto (ti parlo per esperienza diretta in quanto soccorritore del 118) caschi delle migliori marche non svolgere il loro compito in circostanze limite. Tieni presente inoltre che molto spesso il trauma cranico è causato dall'impatto del cervello all'interno della scatola cranica a seguito di una forte decellerazione a cui è sottoposta la testa. In questi casi non c'è casco che tenga.
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Sì questo lo avevo comunque considerato... Ciò nonostante mi sembra che ci si sia un po' fermati come sviluppo per quanto riguarda calotte ed interni casco. Infatti paradossalmente è più facile vedere uno ancora vivo con un casco aperto in due che ha disperso energia piuttosto che il contrario.
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Scusate se riporto la mia esperienza diretta anche se non ha niente a che fare con caschi e motori. Esperienza che mi ha portato ad essere alquanto fatalista sul verificarsi certe situazioni, e pensare che al di là di tutto c'è una fede, un destino, un fattore imponderabile, la sfi.ga o come ognuno la vuole vedere.
Non preoccupatevi ve la faccio breve! Circa 8 anni fa me ne stavo tranquillamente seduto alla scrivania di lavoro, quando un dolore persistente (stile crampo per capirsi) si fa sempre più insistente, diffuso e acuto. In breve abbandono la postazione di lavoro, avviso i titolari, prendo la macchina, guido per una decina di KM, parcheggio all'ospedale, metto la monetina ovviamente, e mi faccio trecento metri camminando per arrivare allo sportello del prontosoccorso. Giuro che se c'era un metro in più non riuscivo più camminare il mio polpaccio destro sembrava una anguria. Tempo permettendo arriva il medico, controlla, fa briga, insomma mi sono ritrovato a fare 20 gg bloccato a letto causa TVP Trombosi venosa profonda alla femorale. Tutta questa vena si era completamente trombotizzata nel giro di un paio d'ore da sotto il ginocchio all'inguine (o viceversa). Ebbene a parte la trombosi per chi ha qualche esperienza e cultura medica sa che il principale effetto "collaterale" di una trombosi è il distaccamento di un trombo che va a finire o sui polmoni o nel cervello causando una embolia. La percentuale che accada per una TVP alla femorale è calcolata in un buon 75% dei casi con la conseguente morte e/o gravi situazioni. Ebbene nonostante l'aver guidato, camminato, ecc. ecc. non è fortunatamente avvenuto.
Ovviamente non si è potuto collegare l'accaduto ad alcuna causa, non fumo, non bevo, non ho problemi di colesterolo, nessuna botta, nessun trauma, no immobilità prolungate, marcatori tumorali negativi, fattori ereditari zero, prove genetiche negative, quindi non doveva accadermi eppure è successo.
Curo il tutto, con un anno di coumadin, torno come nuovo (più o meno).
Anno scorso 7 anni dopo, 14 agosto sono in vacanza da 12 gg al mare spaparanzato , camminate sul lungomare con i bimbi, giretti in bici. Gamba comincia rigonfiarsi, carico bagagli, moglie e bimbi, faccio 1H e 40 di autostrada guidando io, arrivo a casa metto giù la macchina in garage, salgo nell'altra della moglie (stavolta guida lei), pronto soccorso, stavolta parcheggiamo dentro scendo, e ... conferma altra trombosi, stessa gamba, stavolta alla vena poplitea, ancora nessuna causa apparente, tutta la trafila di esami del caso, anche stavolta non si sa il perchè!
Beh tutto sto romanzo per dire che nella sfortuna sono stato iperfortunato (nessuna embolia), però non sono riuscito a prevenire nemmeno la seconda trombosi!
Io penso che il povero Henry sia stato vittima di una fatalità, insomma su quella ruota c'era proprio scritto il suo nome. Certo fortunatamente il progresso comporta anche il miglioramento delle misure preventive ed è un dovere a migliorarle continuamente, ma ........... .
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Ma tu cosa hai fatto, fai e farai di concreto per lo Slot !!!
Essendo una biologa molecolare con qualche studio di medicina alle spalle non posso sposare in pieno la tua vena fatalista. Anche perché quello della concatenazione degli eventi è un fenomeno sempre valido in tutte le circostanze.
Esempio: ultimo incidente Concorde. Rottame sulla pista perso da un DC 10. Esplosione pneumatico. Brandello pneumatico colpisce serbatoio alare. Aumento pressione interna serbatoio ed esplosione del tappo di tenuta. Fuoriuscita del carburante. Innesco carburante da parte di due cavi dei carrelli tranciati da un brandello di pneumatico che svolazzavano liberi nell'aria scintillando. Rogo incontrollabile che avvolge l'aereo. Perdita di controllo da parte dei piloti.
Una sola delle successive modifiche tecniche applicate ai cavi idraulici dei carrelli, ed al serbatoio avrebbe evitato quella tragedia.
Idem Twin Towers.
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silviadale ha scritto: Una sola delle successive modifiche tecniche applicate ai cavi idraulici dei carrelli, ed al serbatoio avrebbe evitato quella tragedia.
La perfezione assoluta non esiste, tutto è migliorabile, ma ci si arriva a piccoli passi spesso facendo tesoro anche delle esperienze negative come l'esempio che hai citato.
@mussovolante: Paolo ti sei giocato gia due jolly, nella malaugurata ipotesi che la cosa si ripresenti non esitare, ai primi sintomi chiamaci (inteso come 118) perchè il fattore tempo molto ma molto spesso gioca un ruolo determinante.
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@mussovolante: Paolo ti sei giocato gia due jolly, nella malaugurata ipotesi che la cosa si ripresenti non esitare, ai primi sintomi chiamaci (inteso come 118) perchè il fattore tempo molto ma molto spesso gioca un ruolo determinante.
Esatto me lo hanno detto tutti. Eppure son sicuro che se risuccedesse non partirebbe ancora il trombo. MA razionalmente abbiamo deciso di evitare ogni dubbio assumendo coumadin a vita!
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Carissimo Marco non so tu, ma io non comprerei mai un prodotto di quella stessa marca di casco, né per la moto né per l'auto.
Sarò superstiziosa ma uso solo caschi che mi hanno salvato in maniera inequivocabile la vita io.
Riporto testualmente quanto scritto nella documentazione allagata ad un casco, tra quelli di fascia alta, già citato sopra:
"La funzione del casco è quella di ridurre la possibilità o la gravità di lesioni in caso di incidente. L'entità di alcuni urti ragionevolmente prevedibili può superare la capacità protettiva del casco."
Idem nei libretti di uso e manutenzione delle vetture c'è scritto:
" ......dispositivi come ABS, ESP, ecc aiutano a prevenire incidenti ma non riescono a sopperire al superamento nelle naturali leggi della fisica....."
D'accordo che i costruttori sono obbligati a scriverlo, ma credo che ci si possa arrivare anche con il buon senso. Ciao.
Scusatemi off topic rispetto la discussione iniziale.
silviadale ha scritto:
Essendo una biologa molecolare con qualche studio di medicina alle spalle non posso sposare in pieno la tua vena fatalista. .....
Ciao Silvia rileggendo mi hai messo un dubbio sull'interpretazione della tua risposta.
Volevi dire che concordi con la fatalità o che invece la fatalità non esiste ed hai qualche idea di cause o concause al mio accaduto Perchè se così fosse potrebbe ovviamente interessarmi!
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