giacaleo
Tuttoslottista GT
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Inserito il - 27/12/2008 : 10:22:58
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Sono tornato "Uora ...uora...." dal mio Natale a Padova, scusandomi con gli amici del VR Slot per non essere andati a trovarli......ma gli impegni familiari sono stati prevalenti.......
Comunque, per tutti quelli che hanno seguito le prime 12 puntate del mio romanzo "Velocità all'alba", siamo arrivati all'epilogo che spero sorprenderà non poco.....
Ma ....bando alle chiacchiere ed ecco l'epilogo del romanzo, che come ho più volte ripetuto, in vendita on-line sul sito: www.tizianacasanoeditore.it
E' inutile dire che questa volta attendo (.....pretendo....) le vostre conclusioni ed i vostri pareri.
ULTIMA PUNTATA
Visto che Pierre aveva deciso di andare in aeroporto in taxi, telefonai a Cinzia dicendole di raggiungermi in albergo.
Arrivò dopo pochi minuti, e, saliti sulla sua macchina, cominciammo a fare un giro per la città.
Notai subito quanto Cinzia fosse galvanizzata da questa ricerca, anche, se, a dire il vero, aveva un aria piuttosto divertita: sembrava mi trattasse come un bambino capriccioso !
“Cinzia se vuoi lasciamo perdere tutto e ci mettiamo una pietra sopra……”, le dissi con tono da cane bastonato.
“Senti Elio, io voglio che tu chiarisca con te stesso per sempre questa cosa …… sono convinta che ne vada della tua salute psichica ”, mi replicò guardandomi negli occhi.
Presi allora una decisione definitiva: avremmo fatto questa benedetta ricerca, dopo la quale avrei messo definitivamente la parola fine a tutta questa storia. Imboccammo allora la Piazza Vittorio, per raggiungere la questura.
Essendo stato lontano da Trapani per quindici anni, non ricordavo quanto stonasse con l’ambiente circostante l’architettura della nuova questura. Al posto della vecchia era stata costruito un edificio in cemento armato ed alluminio, in stile lineare, mentre per tutta la piazza i palazzi principali erano tutti in stile fine ottocento, dal municipio alla sede della Provincia, dal palazzo Platamone al palazzo delle Poste, costruito addirittura in stile liberty !
Appena entrati all’ingresso ci venne incontro il piantone, che, riconoscendomi, mi disse: “Signor Lazzari, …. in cosa posso esserle utile ?”.
“Vorrei parlare con un funzionario che possa darmi la possibilità di avere accesso, se è possibile e se esistono, a vecchi archivi della questura ” , gli chiesi.
Il poliziotto, sorpreso un po’ da questa strana richiesta, prese il telefono e chiamò un suo superiore, riferendogli quanto gli avessi chiesto.
“Prego….. accomodatevi al primo piano, seconda porta a destra del corridoio, e chiedete del Dottor Baiamonte.”, poi aggiunse, ”Mi scusi signor Lazzari…… non gliel’ ho chiesto prima …..potrebbe farmi un autografo ? …. Mio figlio è un suo grande tifoso !”.
Con un sorriso, e notando quanto Cinzia fosse divertita dalla cosa, gli feci l’autografo e salimmo al primo piano; bussai alla porta ed entrai nella stanza.
Mi venne subito incontro un signore sulla cinquantina molto sorridente: “Quale onore signor Lazzari…… prego …. si accomodi ”, e ci fece sedere davanti alla sua scrivania.
“Mi dica…. il piantone mi ha riferito che avrebbe bisogno di consultare dei vecchi archivi, potrebbe dirmi il motivo ?”, mi chiese con una certa curiosità.
“Intanto le presento la dottoressa Ingoglia, che forse lei conoscerà già…. “, infatti si alzò dalla scrivania e le strinse la mano; continuai: “La Dottoressa Ingoglia sta conducendo un’ inchiesta giornalistica sulla vita della nostra città prima della 2^ Guerra mondiale e cercava delle informazioni su fatti avvenuti in quegli anni ”, gli chiesi rendendomi conto di averla sparata veramente grossa.
Stando al gioco, Cinzia aggiunse : “Il mio giornale, ha intenzione di inserire giornalmente un articolo di costume sugli usi e la vita della Trapani antica .”
Il funzionario ascoltate le nostre richieste, dapprima fece una pausa massaggiandosi il mento, dopodiché si alzò in piedi e ci disse: “Vi faccio accompagnare dal sovrintendente Mazzara negli scantinati, dove sono gli archivi precedenti al 1950, ma attenzione che c’è molta polvere…..”, e detto fatto chiamò al telefono il suo subalterno spiegandogli cosa dovessimo fare ed in che cosa dovesse aiutarci.
“Signor Lazzari, …..”, aggiunse il dottor Baiamonte, “E’ stato veramente un piacere conoscerla personalmente !”, e con un sorriso soddisfatto mi strinse la mano congedandoci.
Ci raggiunse allora il sovrintendente Mazzara, un giovane sui venticinque anni circa, che gentilmente ci guidò giù per le scale che conducevano agli scantinati della questura. Ci aprì la porta in ferro blindata, e accese la luce: davanti a noi apparve una serie numerosa di scaffali allineati ed ordinati per anno, e, stando alla spiegazione dataci dal nostro accompagnatore, all’interno di ogni anno vi era una divisione per reato, fermo di polizia, riconoscimenti e autorizzazioni varie.
“Dovete consultare qualche anno in particolare ?”, ci chiese il sovrintendente.
Senza dargli tempo di completare la domanda, gli dissi di getto: “Il 1935, il mese di novembre per la precisione !”.
Il solerte poliziotto, sotto lo sguardo incuriosito mio e di Cinzia, svoltò per un corridoio che conduceva nella parte più oscura dello scantinato, dicendoci: “Sa, qua sotto non ci viene quasi mai nessuno….. solo ogni tanto, qualche professore d’università, per i suoi studi, ci chiede di consultare i nostri vecchi archivi…”.
Ci trovammo davanti ad uno scaffale metallico pieno di faldoni vecchi ed impolverati, sul cui dorso erano stati scritti i vari contenuti. Chiesi allora di consultare i fascicoli sui fermi di polizia del 21 e del 22 novembre 1935.
La curiosità di Cinzia aveva raggiunto dei livelli che ormai sfioravano il limite umano, mentre i battiti del mio cuore avevano raddoppiato il loro ritmo.
Il sovrintendente prese allora fra le mani il registro relativo ai fermi di polizia del 1935, lo aprì al punto in cui erano schedati i fermi di novembre e cominciò a sfogliare con cautela i fogli ingialliti del registro.
L’attesa si fece snervante, fino a quando il poliziotto, si fermò a consultare le pagine che riguardavano le giornate che gli avevo chiesto di cercare.
Dopo un’ accurata lettura si girò verso di noi e ci disse: “Guardi che nei giorni 21 e 22 novembre del 1935 non sono stati effettuati né fermi, né arresti di alcun tipo……. vedete … “, ci disse mostrandoci le pagine,” si passa dal giorno 20, al giorno 23 novembre 1935.”.
Cinzia mi guardò con lo sguardo di chi ti vuol dire “te l’avevo detto!”, mentre io, scoraggiato più che mai, con tono dimesso, dissi al sovrintendente di sospendere le ricerche, quando d’un tratto il poliziotto ci fece notare una cosa.
“Guardi signor Lazzari … Che cosa strana !”, e sfogliando il registro mi fece notare uno strano particolare.
L’ultimo fermo di polizia del giorno 20 riportava il numero di protocollo 2165, mentre il primo fermo del giorno ventitré portava il numero di protocollo 2176, ed aggiunse: “Strano….. molto strano…. a prima vista sembrerebbe un errore di numerazione …. “, commentò il poliziotto, poi forzando un po’ la rilegatura del registro rimase sorpreso.
“E’ impossibile, ma da questo registro mancano delle pagine !”, affermò il sovrintendente, con aria piuttosto sorpresa. Dopo un iniziale mezzo infarto e sotto lo sguardo sbigottito di Cinzia, presi fiato e chiesi al poliziotto come e che cosa potesse essere accaduto, al che, candidamente mi disse: “Guardi signor Lazzari le posso affermare con estrema certezza che se sono state strappate delle pagine, questo deve essere successo tanto tempo fa’ “, “ormai sono anni che gli archivi, come tutti gli altri uffici della Questura, sono controllati da un sistema di telecamere a circuito chiuso”.
Il mio cervello sembrava essere andato in tilt, e Cinzia, che fino ad ora era stata in silenzio si avvicinò a me, e, con fare complice, mi tirò in disparte dicendomi: “Non vorrai mica raccontare tutto al poliziotto ? Vedi che qui sono molto suscettibili …. direi che sia più conveniente per noi ringraziare ed andare via”, “ di tutto questo ne parliamo poi in macchina !”.
Con il cuore che batteva a mille, seguii il consiglio di Cinzia, e, ringraziando il sovrintendente, uscimmo dalla questura.
Appena saliti in macchina, Cinzia notò subito il mio mutismo: ero rimasto molto turbato dalla scoperta appena fatta, che, in ogni caso, non rappresentava ancora una prova del mio viaggio nel passato.
“Senti Elio, capisco che quel salto di numerazione possa averti dato delle speranze, come pure il fatto che sembrino state strappate delle pagine …. ma focalizza bene : noi non conosciamo il contenuto delle pagine mancanti, e queste , è probabile, siano state eliminate per motivi a noi sconosciuti”, mi disse Cinzia con voce decisa.
“Ma tu capisci che dentro quelle pagine poteva esserci la soluzione a tutto !” , gli replicai disperato, tormentandomi la fronte con la mano.
Poi, come faceva ormai in questi casi, Cinzia cambiò tono delle sue parole e, con voce conciliante, mi chiese: “Dai …. andiamo in municipio a consultare l’anagrafe e cercare….. come si chiamavano….. Virgilio e Marchingiglio , però se risultasse che due persone con quei nomi e con l’età giusta non erano dei poliziotti, smettiamo queste ricerche !”.
Mi calmai e annuii accennandole un sorriso: in pochi minuti, attraverso le viuzze dalla Trapani vecchia, e con una certa difficoltà di manovra con la macchina di Cinzia, ci trovammo davanti all’ufficio anagrafe del municipio di Trapani.
“Elio, a differenza degli archivi storici della Polizia, per consultare l’anagrafe sui computer del Comune devo chiedere qualche favore ad una persona di mia conoscenza che lavora lì, quindi tu rimani in macchina e aspettami ”, mi disse Cinzia scendendo dall’auto.
“Come hai detto che si chiamavano quei due poliziotti ?”, mi chiese.
Le dissi: “Salvatore Marchingiglio e Giuseppe Virgilio !”.
Dopo aver cercato freneticamente nella sua borsa qualcosa su cui scrivere, mi chiese: ”Hai un pezzo di carta dove annotare questi due nomi ?”.
Infilai una mano nella tasca sinistra dei jeans, e con mio stupore, ne uscì un biglietto di carta con su scritto una frase sibillina: “Signor Lazzari, lei non mi conosce, mi chiamo Alberto Calamia, la prego dopo la gara di raggiungermi al mio indirizzo in Via Torrearsa n.125 perché ho qualcosa da mostrarle e che forse ha a che fare con lei”. Porsi a Cinzia quel biglietto come se tenessi in mano una antica reliquia e le chiesi cosa ne pensasse.
Il mistero è qualcosa che stimola sempre un giornalista e Cinzia, che non ne era da meno, mi suggerì di accettare subito l’invito.
Arrivammo nei pressi dell’indirizzo scritto sul biglietto alle 13.00 circa, parcheggiammo, e ci avviammo a piedi. Prima di bussare dissi a Cinzia: “Non pensi che potremmo disturbare ? E’ quasi ora di pranzo ! …. Forse questo invito è solo per una stupidaggine !”.
Cinzia, per tutta risposta, ignorando quanto le avessi detto, divorata dalla curiosità, non perse tempo e suonò il campanello. Sentimmo al citofono la voce di un uomo: “Chi è ?”.
“Sono Elio Lazzari ! Mi scusi per l’ora, ma ho trovato solo adesso il suo biglietto !”.
Neanche il tempo di finire di parlare, che il portone si aprì; ci venne incontro un uomo su quaranta anni circa. “Prego signor Lazzari ….. si accomodi …. è un vero onore averlo a casa mia !”.
Ci fece entrare: l’arredamento era in stile 800 e alle pareti erano appesi una cospicua quantità di quadri: si notava comunque che era una casa molto antica. “Non vorrei disturbare …. e averlo distolto dal pranzo con moglie e figli !”, gli dissi rivolgendomi a lui.
“Non si preoccupi, signor Lazzari sono scapolo, e poi io pranzo alle dodici …. come i preti !”, mi rispose sorridendo, poi continuò: “Le ho scritto questo biglietto perché dovevo mostrarle delle cose che trovo strano avere in mio possesso ”. Ci disse allora di seguirlo e, attraverso una scala interna, scendemmo al piano terra, nella rimessa che veniva usata come garage auto.
Ci indicò allora un vecchio baule di legno sistemato in un angolo dell’autorimessa.
“Qualche giorno fa, mentre facevo pulizia in garage, ho ritrovato due oggetti con cui io e mio fratello ricordo giocavamo quando eravamo piccoli e a cui ero molto affezionato”, “mi ricordo che ci giocavamo facendo finta di essere gli astronauti che scendevano sulla luna ! ……. Era tutta roba in possesso di mio nonno materno da molti anni, poi, pulendoli, ho notato qualcosa……….”.
Aprì la cassa, ne tirò fuori un casco da pilota e commentò: “Sul momento non avevo collegato la cosa, poiché uno dei due l’avevo prestato a mio nipote qualche anno fa ”.
Lo porse a me e a Cinzia per farcelo vedere meglio. Era molto vecchio, con tantissimi graffi e l’imbottitura era ormai quasi inesistente; ma poi, girandolo su un fianco, misi a fuoco una scritta quasi ormai illeggibile.
Divenni di ghiaccio !
Su un lato sinistro del casco, vecchio e consumato appariva una scritta sbiadita dal tempo: “L…ZARI E. - ARH +”.
Vidi nella cassa un altro casco, lo presi in mano e notai che, nonostante anche questo fosse stato consumato dal tempo, la scritta sul fianco era molto più leggibile.
Portava su scritto: “LA CROIX P. - 0RH –“.
Poi, porgendomi due fogli di carta, continuò: “Dentro l’imbottitura di uno dei due ho trovato queste due pagine di carta che sembrano due fogli di un qualche tipo di registro…. e leggendoli, ho letto il suo nome e quello del suo navigatore.”
“Ho trovato tutto molto strano ed incomprensibile, …… per questo le ho fatto avere quel mio biglietto in albergo.”
Ero ormai in uno stato di paralisi totale.
“Sa, mio nonno era un tipo insolito e singolare….. molti lo prendevano in giro per delle cose strane che raccontava su un fatto accaduto tanti anni fa quando faceva il poliziotto, anzi, alcuni lo prendevano addirittura per matto ! Era pure un mezzo veggente …. non so come facesse, ma indovinava sempre cosa sarebbe successo prima che le cose accadessero realmente ! “.
Con un nodo in gola, quasi senza riuscire a parlare, sotto lo sguardo sconvolto di Cinzia, gli chiesi come si chiamasse suo nonno, al che lui mi rispose:
“E’ morto da tanti anni, …… poverino nessuno credeva alla sua storia! ….….. Si chiamava Salvatore Marchingiglio “.
F I N E
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