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 "Velocità all'alba" - 10^ Puntata

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V I S U A L I Z Z A    D I S C U S S I O N E
giacaleo Inserito il - 13/12/2008 : 20:30:11
Anche questo sabato si rinnova l'appuntamento con la pubblicazione sul ns. forum di una decina (oggi 13) pagine del mio libro "Velocità all'alba".

Eravamo in un fase evolutiva della storia, ora accade un colpo di scena..... vedrete.




10^ PUNTATA






L’INGANNO






Anche la mattina successiva mi svegliai prima di Pierre , un po’ più tardi del solito però, anzi , più che svegliarmi, fui svegliato dall’appuntato Marchingiglio col profumo di caffé; quel mattacchione di poliziotto ci aveva portato il caffé a letto.

“Signori …..….”, fece con tono scherzoso,
“Oggi avete perfino il servizio in camera !”, ci disse mentre poggiava il vassoio con le tazzine sulla sedia a fianco alla branda.

Chiamai Pierre:
“Svegliati …… guarda come è stato gentile l’appuntato….. ci ha portato il caffé a letto !”, e detto fatto, ci sedemmo sul letto per bere il caffè notando con sorpresa che l’appuntato ci aveva portato perfino dei biscottini, cosa che trovai alquanto strana.

“Oggi è il grande giorno !”, esordì l’appuntato, “oggi potremmo sapere se venite dal futuro……. “, facendosi una risatina nell’atto di sedersi sulla branda a fianco; aveva l’espressione molto rilassata, come di chi ha a che fare con dei bambini capricciosi che dicono le bugie e le dicono veramente grosse.

“Quindi voi venite dal 2000 …… e che vita si fa in quel tempo ? Le macchine, a quanto pare, se sono come quella nell’atrio, non volano per niente …….. avete abolito definitivamente la povertà ? …….. E il governo fascista ci ha fatto diventare la prima nazione al mondo, come ci ha prospettato tante volte il Duce ? ……. E dopo il Duce chi è al capo del Governo ?”, ci chiese a raffica l’appuntato Marchingiglio; lo guardai come chi la sa lunga eppure non vuole dare nessuna soddisfazione, ma gli replicai lo stesso.

“Mio caro appuntato, io lo so che lei non crede affatto alla nostra storia …….. ma le giuro che dopo aver dato al delegato la prova che non stiamo mentendo, lei sarà il primo a cui daremo le risposte alle sue domande !”, gli dissi con tono deciso.

L’appuntato, si alzò in silenzio, mise le tazzine nel vassoio, e allontanandosi si girò: “Sicuro che sarò il primo ?”.

“Sicuro ! Lei sarà il primo !”, e se ne andò soddisfatto.

Prima di scendere giù, dal delegato, diedi a Pierre le ultime disposizioni:
“Pierre, nel caso le cose si mettessero male cerchiamo di darcela da questo posto senza lasciar tracce, prepara quinti le tute, e controlla che i caschi siano in macchina…..”.

Pierre mi diede una pacca sulla spalla e, silenziosamente, mi salutò con un cenno della mano mentre scendevo giù per le scale che mi avrebbero portato direttamente nell’ufficio del delegato Virgilio.

Appena arrivato al piano terra, dopo aver accertato che attorno alla macchina parcheggiata nell’atrio non ci fosse nessuno di guardia, mi avviai all’appuntamento con il delegato capo; mi aspettava davanti al suo ufficio :
“Signor Lazzari, possiamo andare…….”, e mi accompagnò fuori dal portone dove ci aspettava una macchina, credo una Fiat 1100, col motore acceso.

Saliti in macchina il delegato Virgilio disse al poliziotto alla guida:
“Andiamo al porto, l’indirizzo è Viale Regina Elena n.135, terzo piano, famiglia Catalano Salvatore”.
Continuò: “Ora signor Lazzari, come mi ha promesso, deve dirmi chi dobbiamo incontrare !”.

“Glielo dirò soltanto dopo che avrà accertato le generalità della bambina che incontreremo, glielo prometto !”, gli risposi.

Dopo un breve tragitto in auto, il poliziotto alla guida parcheggiò accanto al marciapiede a destra della carreggiata e ci fece scendere. Per dire la verità la gente per strada non ci notò per niente, e, con rapidità, imboccammo il portone di ingresso: non potevo crederci ….. stavo per incontrare mia madre all’età di cinque anni, e solo ora, che ero così vicino a questo incontro, cominciavano a tremarmi le gambe per l’emozione che mi avrebbe procurato tutto questo.

Arrivati al terzo piano, e fermatici sul pianerottolo, il delegato Virgilio bussò alla porta.
Ci aprì una giovane donna sui trentacinque anni, di bell’aspetto in tenuta da massaia: era mia nonna !

“Signora, mi scusi …. sono il delegato di Polizia Virgilio “, gli disse, mostrandole il tesserino di riconoscimento.
“Dovrei farle qualche domanda…….”, ma per tutta risposta la donna, assalita da un attacco di panico, gli replicò:
“Ma che cosa è successo ?! E’ successo qualcosa a mio marito ? Lui porta i tufi da Favignana con i barconi …….. che gli è successo …. la prego non mi dica che ha avuto un incidente !”.

“Si calmi signora non è successo nulla a suo marito ! Le mie domande non lo riguardano ….. ma le devo chiedere qualcosa di personale, che la stupirà non poco !”, le disse il delegato.

La giovane donna, tirò un sospiro di sollievo e, sedendosi su una sedia dell’ingresso, liberata dallo stato di ansia, acconsentì.

“Prego mi dica…”.
“Lei conosce quest’uomo alla mia destra ?”, indicandomi a lei.

Lei, mi guardò scrupolosamente, e socchiudendo gli occhi, rispose:
“Mai visto…… ma perché ……dovrei conoscerlo ?”.

“Allora, … il signore qui presente dice di chiamarsi Lazzari Elio e di conoscere le generalità di una bambina: lei ha una figlia che si chiama Enza ed è nata a Trapani il 26 novembre 1930 ?”, gli chiese il delegato Virgilio.

La donna, molto colpita e sorpresa della domanda, confermò la cosa e chiamò a voce alta la figlia, che si trovava in un'altra stanza: “Enza …. Enza ….. vieni qui che ci sono dei signori che ti vogliono conoscere !”.

Intanto i battiti del mio cuore avevano raggiunto almeno le duecento pulsazioni al minuto: stavo per incontrare mia madre, all’età in cui nessun figlio può mai incontrarla, la mia emozione stava aumentando sempre di più.

Con fare molto timido, sbirciando dallo stipite della porta, spuntò una bambina con tantissimi riccioli neri: il suo sorriso era un misto di timidezza e curiosità, e si avvicinò alla madre allacciandole le gambe con un abbraccio.

Allora il delegato, con piglio deciso, si rivolse a me: “Ora può dirmi chi è secondo lei questa bambina e come conosce le sue generalità ?”.

Mi abbassai sulle ginocchia, e guardando negli occhi quella bambina, affascinato dalla sua bellezza, gli risposi:
“E’ mia madre ! ……e che ci creda o no, non avrei mai potuto conoscere le sue generalità se tutto questo non fosse vero !”.

Il silenzio e lo sbigottimento invasero la stanza, e, mentre il Delegato Virgilio si passava le mani tra i capelli, quella che doveva diventare un giorno mia nonna esclamò: “Questo è matto…. Perché non lo rinchiudete !”.

“Ci scusi signora …… le togliamo il disturbo…… ma la prego…. non faccia parola a nessuno di questa nostra visita, nemmeno a suo marito quando tornerà stasera dal lavoro”.

“E perché ?”, le replicò mia nonna.

“Per questioni di sicurezza che riguardano il Partito !”, rispose il delegato Virgilio.

Diedi un ultimo sguardo a mia madre e, a piccoli passi, scendemmo di nuovo in auto.
Avevo da pochi istanti fatto l’incontro che avrebbe per me significato tanto, ma che nell’economia dei fatti aveva però un significato quasi nullo.
Si stava però prospettando la possibilità di rincontrare me stesso tra trent’anni e di potere assistere alla mia infanzia, alla mia adolescenza e alla mia maturità. Questa prospettiva mi stava apparendo come la più terribile delle situazioni.

Cercai di non pensarci .

Appena saliti sulla vettura della polizia, il delegato , con tono risoluto mi apostrofò: “Allora quel tale Paolo Lazzari del 1927 dovrebbe essere suo padre ?”.

“Certo !”, gli risposi, “se vuole possiamo controllare anche stavolta ”.
Ma per tutta risposta, con lo sguardo accigliato e con tono indispettito, il delegato diede ordine al suo subalterno di rientrare in Questura e, non appena arrivati, di chiamare urgentemente il questore dicendogli di raggiungerlo immediatamente nel suo ufficio.

Dal tono della voce, e dal fatto che il suo comportamento nei miei confronti fosse cambiato, mi stavo rendendo conto che questi avvenimenti avevano provocato in lui un profondo turbamento emotivo.

Scendendo dalla macchina mi disse:
“Signor Lazzari, alla luce di questi fatti, la sua presenza qui in città è da ritenersi estremamente pericolosa, debbo quindi informarla che lei ed il suo amico, nelle prossime ore, non potrete assolutamente uscire dalla questura !”.

Aggiunse ancora:
“Sentito il questore credo sia opportuno trasferirvi a Palermo, ed affidarvi agli organi del Partito in Sicilia !”.

A quella affermazione del delegato mi si raggelò il sangue, non avevo previsto questo irrigidimento, anzi avevo pensato che, dopo avergli fornito questa benedetta prova, sarebbe stato più disponibile nei miei confronti.

Gli chiesi allora se potessi salire in camerata, in attesa di essere di nuovo convocato :
“Va bene, vi farò chiamare io non appena il Questore sarà arrivato !”.

Con la mente offuscata da mille pensieri, salii lentamente al primo piano, raggiungendo Pierre, che nel frattempo, stava leggendo un giornale locale.

“Elio ! Come è andata ?”.

“Come vuoi che sia andata…….”, gli dissi con tono dimesso, “sai ho provato un emozione intensissima nell’incontro con mia madre bambina …… ma in seguito il delegato non ha voluto saperne niente di fare il sopralluogo a casa di mio padre, ……..per lui era già sufficiente quanto aveva appreso……. anzi al ritorno mi ha dato una pessima notizia !”.

“Te l’avevo detto che la verità li avrebbe sconcertati !”, mi replicò Pierre, ”e ora che propositi hanno nei nostri confronti ?”.

“Tieniti forte…… hanno intenzione di portarci a Palermo e consegnarci agli alti papaveri del Partito Fascista, per interrogarci ”, gli risposi.

Pierre , allora, si sedette sul bordo della branda e dopo qualche secondo, a bassa voce mi disse:
“Ho una teoria per quello che è successo……. E se per mettere tutto a posto tornassimo indietro, con la nostra macchina, in direzione di Erice facendo il percorso inverso ?”, “Potremmo trovare degli elementi utili per stabilire perché ci troviamo in questo tempo ”.
L’affermazione di Pierre non mi sembrò proprio campata in aria, in un certo senso, senza saperlo, ci eravamo allontanati dal luogo dove tutto era cominciato, nella inconsapevolezza di trovarci in un tempo che non era il nostro.

“Quando pensi sia il momento più propizio per darcela a gambe da questo posto ?“ , chiesi a Pierre, che era stato tutta la mattinata in camerata.

Controllando che nessuno stesse ascoltandoci, mi rispose:
“Ho sentito dire che portano da mangiare da fuori, poiché la Questura non è fornita di cucina; sono quindi costretti ad aprire il portone per fare entrare il camion ….. penso che questo sia l’unico momento per andarcene !”.

Intanto, mentre stavamo confabulando, era entrato in camerata l’appuntato Marchingiglio, che, con passo veloce, ci venne incontro:
“Voi mi siete simpatici ….”, esordì l’appuntato, “ma dovete scendere giù tra mezzora ….. giù c’è il Prefetto, il Podestà, il Comandante della Stazione dei Carabinieri e il Federale di Trapani !!”.

Si erano mobilitate davvero tutte le autorità cittadine, ed immaginavo già cosa e che informazioni volessero da noi; ma le nostre intenzioni erano ormai ben altre, e, visto che erano quelle di andarcene, volli stupire l’appuntato Marchingiglio.

L’appuntato era tutto eccitato dalla presenza delle massime autorità cittadine, io e Pierre meno:
“Senta appuntato, lei penso già sappia di oggi ….. non voleva delle risposte da noi ?”, chiesi a Marchingiglio.

“Si ! Mi dica signor Lazzari”, sedendosi su una sedia.
“Intanto quel pazzo di Hitler trascinerà l’Europa e l’Italia in una guerra mondiale che provocherà 20 milioni di morti……… la Germania, l’Italia e il Giappone verranno distrutte dagli alleati e cioè Stati Uniti, Inghilterra, Francia ed altri paesi……… il regime verrà spazzato via dalla guerra e Mussolini finirà morto sparato come un comune delinquente ! …….Anche Hitler farà una brutta fine….. morirà suicida e il suo corpo verrà bruciato sotto le rovine della sua Cancelleria ……”, dissi a raffica all’appuntato.

Marchingiglio, rimase senza fiato, non riuscendo a proferire parola, poi, dopo aver preso fiato mi chiese:
“E poi che succederà ?”.

Gli risposi che successivamente l’Italia si era trasformata in una repubblica e che il Re e i suoi figli erano stati mandati in esilio; in definitiva finiva bene perché, negli anni novanta, l’Italia, dopo tanti anni di duro lavoro, era divenuta la quinta potenza economica mondiale.

L’appuntato, ascoltate quelle che per lui erano delle notizie sconvolgenti, si alzò dalla sedia a stento, e ci disse:
“Se è così, bisogna avvertire chi di dovere e dirgli che sta sbagliando tutto !”.
E si allontanò con passo veloce verso l’uscita della camerata.

“Non credi di aver fatto una sciocchezza a dargli tutte quelle notizie…… e se le racconta a qualcuno ?”, mi disse Pierre.

“Non preoccuparti …… quando ci cercheranno per confermare queste notizie, noi saremo già lontani !”, gli replicai.

Ci spogliammo dei vestiti borghesi ed indossammo le tute, poi ci affacciammo alla finestra che dava sull’atrio, aspettando il momento in cui si sarebbe aperto il portone per far entrare il camion con le vivande; era quasi mezzogiorno, e il camion infatti, puntuale, era arrivato ed il portone era stato spalancato.
Con fare furtivo, usciti dalla camerata, scendemmo nell’atrio, nascondendoci dietro due pilastri del porticato; gli unici agenti in giro erano quelli addetti a scaricare le vivande dal camion, mentre tutti gli altri si affollavano davanti all’ufficio del questore, dove erano entrate tutte le autorità cittadine.

Io e Pierre ci lanciammo un’ occhiata di intesa e di corsa salimmo sulla nostra macchina, sperando che si accendesse al primo colpo di start. Eravamo tutti e due distesi dentro la macchina per non farci notare da nessuno, e Pierre, dopo aver dato una rapida occhiata ai comandi, mi disse sottovoce: “Dai Elio, è tutto a posto ….. mi sembra che non abbiano toccato nulla ! Puoi mettere in moto !”.

Sapevo che il tempo che intercorreva tra la messa in moto della macchina e la reazione dei poliziotti sarebbe stato molto breve, e che avremmo avuto solo pochi secondi per sgattaiolare fuori prima che il portone venisse richiuso; mi feci quindi il segno della croce e misi in moto.

Il rombo del sei cilindri Porsche invase l’atrio della questura, provocando la prevista reazione dei poliziotti.
Ingranai la prima, e prima che potessero chiudere il portone, fummo in strada.
Con una vistosa “derapata” imboccammo la via Fardella verso est, e dissi a Pierre con tono concitato:
“Voltati e dimmi se ci seguono !”.

Pierre mi confermò di aver notato in lontananza almeno due vetture, ma di non capire se si trattasse di auto della polizia o meno; comunque in ogni caso ben poco avrebbero potuto fare per raggiungerci, ormai eravamo liberi di andare ovunque avesse voluto il destino.


.......bene ...... gli sviluppi a mercoledì prossimo.......

Ciao da Giacaleo.
1   U L T I M E    R I S P O S T E    (in alto le più recenti)
Jean Inserito il - 14/12/2008 : 12:58:51
Aspetto con ansia grazie e buon appetito Jean

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