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 "Velocità all'alba" - 5^ Puntata

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V I S U A L I Z Z A    D I S C U S S I O N E
giacaleo Inserito il - 26/11/2008 : 09:28:12
Ci siamo, o quasi, con la puntata di oggi siamo arrivati alla pagina 60 (dato che nella pubblicazione sul forum la pagina non appare) su 178, quindi ad un terzo, pubblicandone oggi ben 14 per dare un senso compiuto alla puntata stessa.

Spero di catturare l'attenzione di qualche curioso ..... sono comunque graditi i commenti a fine della 5^ puntata.

5^ PUNTATA


Intanto Pierre, che nel frattempo era impegnato a rispondere alle domande di alcuni giornalisti, mi fece un cenno e mi avvicinai a lui:
“Elio, sono stanco…. I tuoi concittadini sono tanto, troppo affettuosi, ti tolgono tutte le forze, dai ritiriamoci in hotel …. ti prego”.

Quella esortazione di Pierre mi fece subito capire quanto lui fosse poco avvezzo a manifestazioni di affetto così pressanti, …. I francesi non erano così espansivi come noi siciliani !!

“Ok, torniamo in hotel !”, ed invitai Nino ad accompagnarci.
Durante il tragitto di ritorno, Nino cominciò a chiedermi del comportamento della macchina, e cosa ne pensassi delle regolazioni che lui personalmente aveva fatto; nonostante il tempo trascorso, era rimasto sempre preciso e puntiglioso, per lui nelle gare nulla doveva essere lasciato al caso.

“Tutto è andato bene, però per domani mattina dovresti controllare se le sospensioni posteriori hanno subito qualche danno per le toccatine fatte in discesa.” Nino annuì e parcheggiò con calma davanti all’hotel.

Mentre scendevo dalla sua vettura, appoggiandomi ad una portiera, con l’aria di chi sta per rubare la marmellata, chiesi a Nino:
“Puoi prestarmi per stasera una macchina….. sai ho invitato Cinzia a cena.”

Pierre si girò verso di me con aria ammiccante :
“Vedo che non sei ancora abbastanza stanco …… “, mentre Nino, ridendosela sotto i baffi, mi rispose:
“Per questa uscita ti do la mia migliore macchina …. la mia BMW, ancora con l’odore di concessionaria, però ti prego …… trattala bene!”, e Pierre aggiunse: “Chi Cinzia o la macchina !”.

A questa affermazione Nino e Pierre scoppiarono in una fragorosa risata.

Salito in albergo, feci una doccia veloce e mi preparai per uscire. Avevo una strana frenesia, era infatti da molti anni che non provavo questa strana sensazione; poi pensai che in fondo non era mica l’unica ragazza che portavo a cena in vita mia !

Comunque,verso le diciannove, Nino venne in hotel per portarmi la sua auto personale e notai con soddisfazione che era veramente splendida: interni in pelle, colore blu notte, e quel profumo che noi, maniaci dell’automobile, chiamiamo “ciauru ri novu” (odore di nuovo).

Mi passò le chiavi con una certa ritrosia : “Mi raccomando …. non spingerla oltre il suo limite …. vedi che questa non è un auto da corsa !”.

“Stai tranquillo … te la porterò tutta intera… e poi stasera ho ospiti ….. ” , aggiunsi con una punta di sarcasmo.

Salii in macchina e mi avviai all’appuntamento.

Cinzia abitava alle falde del Monte Erice, in un quartiere che in passato era abitato dai trapanesi “in”; notai con piacere che nulla era cambiato: alberi di pino ricoprivano ogni angolo di verde e le ville erano veramente belle e ben curate.

Finché arrivai al numero civico che Cinzia mi aveva indicato.
Sul lato sinistro del cancello della villa era posta una targa in ceramica con su scritto “Villa Cinzia”; pensai subito che i genitori di Cinzia dovevano aver fatto follie in passato per questa loro figliola, al punto da dedicarle la loro villa.

Suonai il campanello e, aperto il cancello, mi avviai lungo il viale, immerso nel verde, che portava ad un porticato bianco; mi venne incontro un signore, dall’aspetto giovanile, sui 60 anni circa con a fianco una donna, non più giovane, ma ancora molto piacente, che, tendendomi la mano, mi accolse dicendomi:
“E’ un onore Signor Lazzari averla ospite in casa mia ! Prego si accomodi”.

Lo disse con quel tono tipico di noi siciliani che è un misto di ammirazione, curiosità, voglia di dimostrare quanto si è ospitali; “Grazie”…. risposi, “L’onore è tutto mio……. E poi lei mi lusinga troppo …”.

Il marito aggiunse:
“Io sono Franco, il padre di Cinzia…… e questa è mia moglie Lisa……, Cinzia sta preparandosi e penso che ne avrà ancora per qualche minuto …... sa come sono fatte le donne…..”, facendo su e giù col movimento del capo.

Mi fece accomodare e mi offrì dell’ottimo the freddo.
“Mi dica cosa si prova a tornare dopo tanto tempo e trovare tanta gente tanto affettuosa, almeno da quello che Cinzia ci ha raccontato !” .

Feci una pausa:
“Proprio così, è stato un abbraccio continuo da quando sono arrivato…. gli amici….. i miei ….. la gente….. mi vogliono veramente tutti un mondo di bene”, dissi con tono soddisfatto.

Nel frattempo sul porticato ci raggiunse Cinzia: era da mozzare il fiato.

Un vestito da sera nero lucido l’avvolgeva lasciandole scoperte le spalle, mentre la corta gonna metteva in evidenza le lunghe gambe affusolate.
I suoi capelli neri, lisci, lucidi e quei grandi occhi verdi , mi avevano ormai completamente stregato.

Mi guardai e mi accorsi di aver fatto una grossissima gaffe: per quella sera avevo indossato, come mio solito, ….. …jeans e giacca sportiva…

“Scusami, avevo dimenticato che volessi portarmi a cena in un ristorante chic…”, dissi rivolgendomi a lei, con tono da cane bastonato.

“Fa lo stesso !”, mi disse con aria divertita,
“Vuol dire che per una sera la gente guarderà me e non te !”.

Congedatici dai genitori di Cinzia ci avviammo in auto verso il centro storico di Trapani, al ristorante che lei aveva scelto.

“Le Lanterne” era il nome del ristorante: luci soffuse, tavoli eleganti imbanditi con posate d’argento e bicchieri di cristallo, e avventori in abito da sera, insomma, quell’ambiente che io quasi sempre cercavo di evitare, mentre mi trovavo molto a mio agio in posti più rustici e caratteristici.

Appena accomodati ci raggiunse il cameriere che, facendo finta di non avermi riconosciuto, almeno credo, si rivolse a Cinzia:
“Prego signorina Ingoglia vuole ordinare il vino ?”, e, mentre lei scorreva la lista, capii che Cinzia era di casa in quel locale, e che si trovava in quel posto come un pesce che nuota nel suo stagno.

La cosa mi aveva fatto molto inorgoglire, mentre notavo decine di sguardi che ci scrutavano:
“Non ci fare caso, ci guardano con fare apparentemente discreto, ma hanno tutti una gran voglia di conoscerti e di farsi fare l’autografo da te……”, commentò Cinzia.



Iniziando la cena le chiesi di parlami un po’ di lei:
“Non vorrai mica farmi un intervista ?” mi rispose divertita, “….comunque ho venticinque anni, da uno sono laureata in Scienze della comunicazione all’Università di Palermo, ho fatto le superiori al Liceo Classico Ximenes, voglio diventare una giornalista famosa ed ho un carattere terribile, stando almeno a quanto dicono i miei amici” .

Il volto di lei, mentre discorrevamo, era particolarmente radioso e non faceva che aumentare la sua bellezza, da cui ormai ero stato definitivamente rapito.

“E tu cosa mi racconti di te ? …. guarda che non ho portato né registratore, né taccuino ….”, disse lei con aria compiaciuta.

Le parlai allora degli inizi della mia carriera, delle giornate passate a provare macchine la mattina presto sulle strade innevate del nord, delle serate passate al bar con i colleghi e poi delle gare sempre più importanti a cui partecipavo.

“E in tutto questo frenetico ritmo di vita, non c’è stata o non c’è nessuna ragazza che ti aspetta da qualche parte del mondo ?”, mi chiese d’un tratto, con tono molto incuriosito.

Ero combattuto tra due sentimenti: risponderle che avevo avuto molti flirt, e che ancora non avevo trovato la compagna ideale, o che , ed era la verità, non avevo mai voluto intraprendere un storia vera con una donna per paura di perdere il treno per il successo.

Le risposi dicendole la verità; lei allora mi guardò negli occhi dicendomi:
“Forse non hai mai incontrato la donna giusta che comprendesse le tue aspirazioni…….. e la paura di non trovarla ti ha reso sempre più diffidente….” .

Aveva capito tutto, e questo mi dava modo di vederla sotto una luce nuova; avevo compreso quanto fosse intelligente, e perspicace…… ed io ne ero sempre più ammaliato.

Finita la cena, fuori dal ristorante, anziché invitarla a fare una lunga passeggiata per il centro storico, le proposi di raggiungere il motor-home della mia squadra a Valderice, per vedere a che punto erano i lavori di preparazione della macchina per la gara di domani.

Lei annuì, e salimmo a Valderice verso le 22.

Appena arrivati, Nino, incredulo nel vedermi lì, mi chiamò in disparte e mi disse con tono di rimprovero:
“Ma tu, con una ragazza del genere, ti passi il dopocena tra meccanici e vapori di benzina ?”.

Farfugliando una mezza risposta, a Cinzia venne in mente una strana idea:
“Perché non mi fai provare l’ebbrezza della velocità di un’auto da corsa ?” .

“Perché no !“, le risposi e, rivolgendomi a Nino, gli dissi:
”Perchè non mi fai fare una salita con la macchina da gara io e lei…… senza forzare e così collaudo il set-up per domani ?”.
Nino si mostrò subito contrariato:
“Elio vedi che la macchina deve essere pronta per mezzanotte ……alle sei tu e Pierre dovete svegliarvi e preparavi per la gara…… e poi una donna, non professionista per giunta, a fianco del pilota porta sfig ……”.

Lì si interruppe, comprendendo di averla fatta veramente grossa con Cinzia, lei che è tanto orgogliosa del suo essere donna; infatti, per farsi perdonare subito per la brutta figura, mi disse:
“Ok, va bene però mettete i caschi, ….. e tu..”, rivolgendosi a me, ”cerca di non rovinare il lavoro che abbiamo fatto per domani mattina !” .

Detto fatto, ci infilammo i caschi, e feci salire Cinzia dal lato destro della macchina; operazione non facile e poco indicata a chi indossa tacchi a spillo da 15 centimetri, per nulla comodi per entrare nella gabbia di sicurezza di un’ auto da corsa.

Appena messo in moto mi avviai, con a fianco Cinzia, verso il percorso di gara.

Era il buio più completo, e mi veniva in mente il ricordo di quelle notti d’estate in cui mio padre portava me e mio fratello sui tornanti della Monte Erice a provare e veder provare i suoi amici.

Accesi i potenti fari aggiuntivi della macchina e partimmo con una potente sgommata.
Affrontai i primi tornanti senza forzare, ma ugualmente , vidi sul volto di Cinzia uno sguardo misto di paura e di eccitazione, eccitazione che aumentava tornante dopo tornante: era l’adrenalina pura che le scorreva nelle vene.

Cominciò a dirmi: “E’ fantastico….. non credevo che……..”, e mentre mi diceva quelle parole, notavo sul suo volto un rivolo di sudore scenderle lungo la guancia sinistra.

Le dissi: “Ti senti bene ? ….. vuoi che rallenti o mi fermi ?” .

Fece cenno di no con il capo, aggrappandosi ai tralicci del roll-bar, continuai quindi ad inerpicarmi per quella salita senza tirare troppo, ma, in ogni caso, a velocità sostenuta.

I tornanti si susseguivano uno dopo l’altro a colpi di derapate, fino ad arrivare quasi in cima, quando, nel buio assoluto, prima di entrare alla curva della “casazza” sento partirmi il posteriore della macchina, come se fossi scivolato su una chiazza d’olio.

Era proprio una chiazza d’olio che qualche concorrente aveva lasciato sul circuito nel pomeriggio appena trascorso: tra un violento stridio di gomme sull’asfalto, sentii il posteriore sbandare dapprima a destra, e poi a sinistra facendo puntare la macchina verso il muretto a destra a centotrenta all’ora.

In quegli istanti, con lo sguardo un po’ sul volto impallidito si Cinzia, e un po’ sulla carreggiata, feci quello che tanti piloti di rally fanno automaticamente in una frazione di secondo per risolvere situazioni di questo genere, soprattutto quando la larghezza della carreggiata te lo consente: azionai il freno asimmetrico e feci fare alla macchina un testa-coda di 180 gradi, fermandomi col motore spento in mezzo alla strada, a muso in giù con l’anteriore posizionato verso la discesa.

Per qualche manciata di secondi fu il silenzio più assoluto: Cinzia era immobile legata al sedile dalla cintura di sicurezza a quattro punti, come paralizzata e bianca in volto.

Io invece, che di momenti come questi ne ho passati a iosa, scesi dalla macchina e aprii lo sportello destro; mi avvicinai con calma a Cinzia e, mentre le sganciavo la cintura di sicurezza e le sfilavo il casco, le sussurravo con calma ipnotica :
“Dai Cinzia……ora puoi scendere…….stai tranquilla che non è successo niente ……”.

Senza proferire alcunché , scese dalla macchina e sorreggendosi in piedi a fatica, fece per svenire.

La presi allora tra le braccia sussurrandole di stare calma e che ormai era tutto finito: “Elio…….”, mi disse lei con un filo di voce, “…. non è così che una immagina le corse….. dalla TV tutto sembra quasi un gioco….”.

Intanto quattro simpatici nottambuli, sistemati ai bordi del circuito, mi avevano procurato dell’acqua fresca che Cinzia aveva bevuto seduta sul muretto ai bordi della strada, e che sembrava averla tirata un po’ su.

“Non vorrai mica tornare indietro con quel mostro….”, disse lei con aria spaventata, indicandomi col dito indice la mia macchina.
.
“Se vuoi faccio venire su Nino a riprenderla e noi scendiamo giù con un'altra macchina.”

Intanto il contatto fisico del mio abbraccio a Cinzia, ebbe uno strano effetto su di lei; quando l’avevo conosciuta avevo subito notato il suo carattere deciso, e ora sembrava un gattino smarrito alla ricerca di carezze.

Era quasi mezzanotte quanto Nino, ci raggiunse:
“Cos’è successo ?….. tutto a posto ? ……. e la macchina ?”, disse Nino piuttosto allarmato vedendola ferma sulla strada in quella strana posizione.

“Tutto in ordine…. noi stiamo bene e la macchina non ha avuto alcun danno… è solo ferma !”, gli risposi, “Devi solo riportartela alla partenza per domani mattina…. Ti prego di segnalare però alla direzione di gara la presenza di olio in questa parte del tracciato”, e, mentre si allontanava con la macchina da gara in direzione Valderice, io e Cinzia salimmo sulla sua per tornare a Trapani.

Durante il tragitto da Erice fino a casa di Cinzia, in macchina fu il silenzio più assoluto; era visibilmente turbata da quanto era accaduto e cercava di mascherarlo accendendo una sigaretta dopo l’altra.
Ad un certo punto si girò verso me dicendomi, con tono di sfida: “Tu credi che col tuo sangue freddo mi abbia impressionato più di tanto ?”.

Capii che quel modo di rivolgersi a me era una specie di corazza, un modo tutto suo di mostrarsi forte e di nascondere la sua fragilità; fragilità che di fronte al pericolo, è di ogni essere umano, mentre io, inconsapevolmente, le avevo mostrato una figura di superuomo che in realtà non ero.

Poi , considerando il mio stato d’animo di quei giorni, di un uomo che torna a casa fragile, coperto di sensi di colpa per aver abbandonato tutto e tutti per sacrificarli sull’altare del proprio egoismo, non l’avevo presa proprio bene..

“Cinzia….”, le dissi, “non sono quel tipo di uomo che esteriormente sembro …. “, e confessandole i miei turbamenti aggiunsi:
“Sono tornato per riappacificarmi con la mia coscienza ….. e poi, non so come ho incontrato te ….. così diversa da tutte le donne che ho conosciuto”.

A quella frase Cinzia mi guardò con gli occhi più grandi che avessi mai visto, mi chiese di fermarmi con la macchina, si avvicinò alle mie labbra e mi baciò.

“Non ti faccio alcuna promessa …..”, mi disse, ”però mi piacerebbe seguirti in giro per il mondo” , e con sorriso sornione aggiunse: “Vuoi vedere che nel mio futuro c’è il giornalismo sportivo ?”.

Aveva voluto aggiungere un pizzico di umorismo alla situazione, ma avevo capito che in fondo mi stava prospettando un futuro, un futuro insieme.

All’una del mattino arrivammo a casa sua: le luci del viale della villa erano ancora accese, segno che i suoi, a dispetto dei venticinque anni della loro figliola, erano ancora molto apprensivi nei suoi confronti.

“I miei mi trattano ancora come la loro bambina….” , “come se avessi ancora quindici anni !”, mi disse mentre parcheggiavo davanti casa sua.

“In fondo…”, aggiunsi io, “per quello che è successo stasera non avrebbero avuto poi tanto torto ! C’è mancato veramente poco perché facessimo il botto !”, e, sceso dalla macchina, mi avvicinai a lei, l’abbracciai e la baciai.

Le diedi appuntamento per il giorno dopo a Valderice alle sette di mattina, alla partenza della prova speciale in programma, e regalandomi un ultimo sorriso, la vidi scomparire oltre il grosso cancello di casa sua.

La strada del ritorno in albergo fu molto breve, o almeno così mi sembrò, e, mentre guidavo, cominciavo a fantasticare sul mio futuro insieme a Cinzia.

Cominciavo ad immaginare scene di attesa in aeroporto, o lunghe serate mondane nella varie località europee del mondiale, e infine i suoi impegni con le testate e le televisioni di tutto il mondo che lei avrebbe dovuto dividere con i miei impegni sportivi.

Era un bel fantasticare.

Arrivai in hotel alle due circa, e, salendo in camera, vidi con soddisfazione che Pierre dormiva profondamente; professionale com’è aveva lasciato sul comodino il road-book con tutte le note sviluppate per la gara del giorno dopo.

La sua precisione era quasi maniacale: il percorso, e soprattutto quello della discesa, era stato analizzato metro per metro……. e
pensai che in fondo Pierre, anche se per lui la gara di domani era solo una esibizione, ci teneva lo stesso a vincere.

Distrutto dall’intensa giornata chiusi gli occhi e mi abbandonai ad un sonno profondo.



Ciao da Giacaleo.
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Renatone Inserito il - 26/11/2008 : 16:33:50
Dopo aver letto la prima puntata questo tuo romanzo mi ha preso talmente tanto e bene che ho smesso di leggere le puntate successive, le sto copiando man mano in un file di word e leggerò tutto in una volta sola.
Una cosa simile mi era già successa qualche anno fa con il romanzo di Stephen King "Il miglio verde": dopo aver letto il primo libro ho preferito aspettare la pubblicazione di tutti e sei i libri per leggerlo tutto insieme.
Non posso aspettare una settimana fra una puntata e l'altra.

Ciao da Renato
salvoabarth Inserito il - 26/11/2008 : 15:26:37
leo,sai questo romanzo mi sta prentendo molto,e scritto molto bene e come se in quella storia fosse reale ,sai io sono pure appassionato di crono ,fino a 5/6 anni fa' abbitavo nella mia terra( caltanissetta) cuore di sicilia ,mi manca tutto.arrivo al sodo...... un amico mio calogero lombardo nipote di peppe(scuderia caltanissetta corse)siamo cresciuti insieme in questo fantastico ambiente.mi ricordo delle nottate in scuderia alla vigilia della famossissima coppa nissena ....facevamo le 2/3 del mattino, era fantastico, mi piacerebbe riprovare queste sensazioni,mi hai fatto venire bei ricordi .complimenti x il romanzo continua!!!!

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