NON SOLO TEST MA ANCHE SCRATCH AND BUILDING
LOTUS 79
La macchina che cambiò la Formula 1….. e di più …..
Per chi ha vissuto con interesse la F.1 di fine ’70 ed inizio ’80, uno dei miti sicuramente incancellabili è la Lotus 79.
Senza esagerare, si può tranquillamente affermare che ha segnato la storia della F.1 e di tutto l’automobilismo in generale, perché, per la prima volta in modo chiaro ed inequivocabile, è cambiato il modo di vedere un’autovettura dal punto di vista aerodinamico, da quel 1978 si è capito che non si deve pensare solo al flusso di aria che passa sopra la carrozzeria, ma anche quello sotto e che i due flussi devono lavorare in sinergia..
In realtà, ciò fu già immaginato ed applicato dal (guarda caso) geniale Jim Hall della Chaparral (la stessa dell’alettone “altissimo”), che utilizzò delle ventole per estrarre l’aria forzatamente da sotto e “sputarla” da dietro per “appiccicare” la macchina al suolo, quasi come un’ aspirapolvere, ma la soluzione fu prontamente vietata a causa della pericolosità per chi seguiva per ovvi motivi (per poi essere tollerata nello stesso ’78, almeno per il GP di Svezia, alla Brabham di …… Bernie Ecclestone….) .
La Lotus 79 non fu effettivamente la prima vettura a sfruttare il “ground-effect” derivante dai due semi-tubi di Venturi posti sotto le pance laterali, in realtà tale sistema esisteva già sulla precedente Lotus, la 78, ma Colin Chapman ed il suo staff tecnico, forse perché compresero l’importanza della novità tecnica e che, astutamente, bisognava far passare ed ammettere il principio delle “bandelle laterali mobili” (poi definite “minigonne”) in modo “soft” (il regolamento, di norma, non poteva ammettere parti mobili sulla carrozzeria), realizzarono l’anno prima una macchina non ancora completamente votata all’effetto-suolo.
Si narra che al tempo, per depistare la concorrenza (e le commissioni tecniche…), Colin & C. davano diverse spiegazioni sui motivi dell’uso delle minigonne, che sulla 78 erano delle bandelle fisse flessibili e non rigide e scorrevoli verticalmente come sulla 79, o attribuivano la già ottima aderenza della 78 a strani marchingegni, tipo differenziali rivoluzionari e cose simili.
La 79, invece, nacque come una vettura completamente disegnata per lo sfruttamento totale dell’effetto suolo e tutti i suoi particolari meccanici erano concepiti per utilizzare al meglio il flusso d’aria sotto le pance.
L’effetto-ventosa, addirittura, causò il ritardo del debutto della Lotus 79 per l’esigenza di avere più deportanza aereodinamica sull’anteriore, visto che dietro la macchina era incollata…..
Quindi, il pilota spostato in avanti, il musetto a punta e aerodinamicamente “pulito”, gli ammortizzatori interni al telaio davanti e nella trasmissione dietro, i dischi ed i freni dietro posti sui mozzi delle ruote, il telaio ed il gruppo motore-trasmissione il più stretto possibile (furono anche aiutati dalla forma naturale del V8 Cosworth), i radiatori nei fianchi con l’uscita dell’aria verso l’alto, gli scarichi in alto dietro il cofano, tutta la parte posteriore carenata, insomma, tutto era stato progettato e realizzato per non dare alcuna noia al flusso d’aria che passava sotto le fiancate.
Se andate a rivedere le foto delle F.1 del tempo, noterete che in quel ’78 tutte le macchine della concorrenza erano molto diverse tra loro nelle forme esterne, mentre nel ’79 vedrete….. come si assomigliavano tutte, chi più e chi meno, alla Lotus 79.
Si dice ancora che se debuttasse oggi, la Lotus 79, a parte i cambiamenti regolamenti, non sembrerebbe certamente una macchina progettata più di 30 anni fa.
Solo l’incidente mortale di Peterson a Monza offuscò la gloria (ed il titolo mondiale) di quel 1978 della Lotus 79, anche se lo sfortunato pilota utilizzava nell’occasione una vecchia (e singhiozzante…..) 78 come muletto alla partenza di quel maledetto GP.
Ma ancora oggi sono in tanti ad avere gli occhi luccicanti vedendo la 79 “nera e oro JPS” !!!!!
E allora?
Potevo non avere nel “museo-slot” la mitica 79 del Grande Mario?
Incredibilmente, nelle riproduzioni slottistiche non esiste ancora la n.5 della Lotus 79, per me la vera e sacra mitica 79 di Mario, tranne qualcosa di orrendo di Scalextric di diversi anni fa, ma consultando un sito che raccoglie tutti i modelli, statici e non, che l’hanno riprodotta in scala, ne risulta una in scala 1/28 della Nitto, per di più dichiarata “motorized”.
Un amico modellista mi aveva riferito che, come produttore, la Nitto ha fama di lavorare bene e fedelmente nella riproduzione della realtà; per cui, fidandomi un po’ “a scatola chiusa”, trovo su ebay negli States ad una ventina di Euro il kit e ….. non resisto !!!!
In realtà, dopo una non breve attesa, rimango un po’ deluso aprendo la confezione, perchè come fedeltà si poteva avere ben di più e che la produzione deve risalire a diversi anni fa, con il grosso rischio (e che poi, ahimè, si tradurrà in realtà) che le decals siano “scadute”.
Per fare spazio alle batterie, essendo il modello predisposto per essere messo in terra e scorazzare liberamente ed incontrollatamente ( ai tempi evidentemente le RC erano ancora troppo costose….), la parte posteriore è un po’ più alta della vera 79, così come l’abitacolo che non contiene il pilotino “vero”, ma praticamente solo il busto di “Mario”…..
Malino anche i cerchi e la parte posteriore, decisamente un po’ “finti”.
Ma il vantaggio di essere in scala 1/28, cioè un po’ più abbondante del 1/32 canonico, lascia lo spazio per consentirmi di sostituire tutta la trasmissione dietro ed utilizzare un motore normale cassa corta, oltre a poter girare anche su una pista Polistil 1/32, anche se per le ruote anteriori e posteriori preferisco mantenere le originali: comunque il “prodotto finale” dovrà essere una soddisfazione più per l’occhio che per il cronometro !
Elimino, quindi, tutta la parte del telaio posteriore per poter installare un banchino Slot.it off-set cassa corta , che incollo con cura e con qualche rinforzo in abbondanza (comunque, il desiderio è di non “sbattere” mai…….).
Per il pick-up incollo, sempre con qualche eccesso, un supporto del HRS/2 sempre di Slot.it, in posizione, per forza, un po’ troppo centrale, perchè davanti non c’è spazio utile.
Così, le ruote anteriori, fortunatamente ben libere di girare, vengono mantenute originali, spostando comunque i tiranti dello sterzo perchè non corrispondono alla realtà.
Grandi difficoltà, invece, per la carrozzeria, a causa (come prevedevo) delle decals che risentono degli anni: le righe dorate laterali si sbriciolano una volta messe in acqua e lo stesso accade anche con altre parti, come i numeri 5 sui fianchi.
Grande lavoro di puzzle e problemi anche per le bolle che si formano nelle decals più grandi, a causa della colla oramai decaduta…..
Ma con una congrua quantità di trasparente lucido (non per motivi regolamentari….) riesco a mascherare decentemente le “magagne”, ripromettendomi più avanti di trovare qualche soluzione correttiva.
Per la meccanica rispolvero un tranquillo motore Slot.it 23k, con un 9/26 di trasmissione, eventualmente da accorciare nel caso che, per il diametro abbondante delle ruote, il rapporto di trasmissione fosse troppo lungo.
Uso l’assale di scatola per poter utilizzare i cerchi originali, anche se sono più piccoli dei 3/32”.
Il fatto di utilizzare un banchino “off-set” da 1 mm. non è sufficiente per tenere il posteriore della carrozzeria in basso come nella realtà (già erroneamente troppo alto di scatola….), per cui approfitto per tagliare i bordi del telaio, che funge da supporto alla carrozzeria, fino a quando la stessa si appoggia al motore, con il grosso vantaggio di rendere più onore alla corretta riproduzione.
E adesso…. in pista !!!!
Da subito mi accorgo che le grandi gomme posteriori allungano troppo il rapporto, per cui il modello è molto morbido in accelerazione, allunga abbondantemente, ma la frenata è lunghissima: meglio un pignone da 8 denti (oramai un pezzo d’antiquariato…..).
Adesso la situazione è migliore, ma le gomme posteriori, chiaramente inadatte al nostro uso slottistico, richiedono l’utilizzo del magnete (ARGGGGGHHHH !!!!!!) da montare sul banchino motore Slot.it, senza che questo abbia un effetto esagerato poiché il telaio comunque è abbastanza alto dalla pista.
Ricordate l’effetto di torsione in sbandata delle vecchie Polistil Super HP degli anni ’80 ?
Visto che il pick up è quasi al centro del telaio, esagerando in uscita di curva siamo nella stessa situazione, il che, sinceramente, rende la guida divertente, anche perché la macchina pesa non poco (lo spessore della plastica della carrozzeria è abbondante…..) ed il motore non è abbastanza cattivo da causare facili uscite di pista (e ci mancherebbe !!!!!).
Peccato, come è mia abitudine, non avere nessun termine di paragone da raffrontare con la “LOTUS DI MARIO”, ma la soddisfazione di rivederlo in pista, anche se in scala 1/28 (e su una pista 1/32) c’è stata ugualmente !
Emilio
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