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 "Velocità all'alba" - 11^ Puntata

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V I S U A L I Z Z A    D I S C U S S I O N E
giacaleo Inserito il - 17/12/2008 : 06:16:49
Ebbene, dopo tante traversie i nostri protagonisti prendono una decisione definitiva............ cosa gli succederà ?
Ecco gli sviluppi......




11^ PUNTATA




Ben presto mi resi conto che l’unico modo per impedire la nostra fuga, sarebbe stato l’utilizzo di pattuglie volanti collegate fra loro via radio, ma, facendo mente locale, ricordai che sulla vettura che ci aveva portati a casa di mia madre non c’era alcun dispositivo radio.

Continuammo a forte velocità, ma senza esagerare, vista la presenza non indifferente di gente per strada; usciti dalla città imboccammo la strada per Valderice.
Pierre, ancora in preda all’attacco di ansia dovuto alla fuga mi gridò:
“Te la ricordi la strada per Erice ?”.

Come potevo non ricordarmela ! L’avevo fatta centinaia di volte in gioventù, ma ora, forse per il pathos, non riuscivo a trovare la deviazione. Arrivati al bivio per San Giovannello, mi resi conto di aver superato l’incrocio per la strada che ci avrebbe portato ad Erice; feci retromarcia e ridiscesi per la strada che riportava a Trapani.

Ad un tratto vidi in lontananza una macchina scura, che, per colpa del ritardo dovuto all’errore di percorso, ci aveva quasi raggiunto. Si mise di traverso sulla carreggiata, all’altezza del bivio per Erice.
Dissi a Pierre:
“Tieniti forte, che, a costo di strisciare le fiancate, cercherò di passare tra macchina e muretto, e, se la manovra riesce, ci gireremo attorno per imboccare la strada per Erice !”.

Lo spazio era veramente stretto, ma, nel tentativo di sbarrarci la strada, i poliziotti non avevano calcolato che una sola autovettura era insufficiente a coprire l’intera carreggiata. Mi infilai a velocità folle tra la macchina ed il muretto, ed appena superata, frenai mandando in testa coda la mia macchina.

Ci ritrovammo subito con il muso verso la strada per Erice, e, fra lo sbigottimento dei poliziotti, cominciammo ad inerpicarci per quella salita. Il mio sangue e quello di Pierre in quel momento doveva contenere più adrenalina che globuli rossi, ed anche la mia concentrazione ne risentiva: ad ogni curva facevo un errore, ed anche Pierre se n’era accorto.

“Stai attento……. se continui così finiamo fuori strada !”, mi aggredì a parole Pierre. Cercai di calmarmi e concentrarmi, quando, nel pezzo di strada che precede la serie di tornanti, colpii con la ruota posteriore destra un paracarro.

Nell’urto, per dire la verità non molto violento, persi il controllo della macchina, che, dopo una violenta sbandata verso sinistra, puntò con l’anteriore verso il terreno alla destra del manto stradale.
Frenai con decisione, e, pur avendo l’impressione di essere riuscito a fermarla, scese con le ruote di destra sul terreno morbido, capottandoci dolcemente sul tetto della macchina.

Pierre, era rimasto immobile legato dalle cinture, e, mentre la nuvola di terriccio e polvere si diradava, gli dissi:
“Peggio di così non poteva andare !”.

Era dolorante, con un vistoso taglio al cuoio capelluto, forse causato dall’urto contro il roll-bar.
Gli chiesi : “Come stai ? Fa male ?”.

“Non preoccuparti sto bene, ma non capisco perché hai allargato la curva in quel modo …… e poi in discesa !”, mi rispose lui. “E poi dimmi ……. Perché non indossiamo i caschi ?”.

Stavo per sganciare la cintura di sicurezza, per uscire dalla macchina, quando ad un tratto sentimmo alcune voci attorno a noi.

“Dai ….non muovetevi che vi giriamo !”, ci dicevano, e, detto fatto, ci ritrovammo sulle quattro ruote. Ci guardammo intorno e notammo subito il gruppo di ragazzi che ci avevano aiutato, quando d’un tratto uno di loro ci gridò:
“Dai forza Elio, ce la potete ancora fare …… avete ancora molti secondi di vantaggio !”.

Automaticamente accelerai con decisione, mentre Pierre si tamponava la ferita alla meno peggio, e, percorse un paio di curve, entrammo in rettilineo: non potei non notare la folla festante che si assiepava ai lati della carreggiata, in fondo alla quale campeggiava uno striscione con la scritta “FINISH”.

Come un automa, e nell’assoluto silenzio dell’abitacolo, superai lo striscione in velocità e fermai la macchina. Guardai in faccia Pierre, che per tutta risposta mi disse:
“Che hai Elio ? Ti vedo strano …. non è la prima volta che capottiamo ! Comunque guarda, vedi che sto bene, ho solo un gran mal di testa, anche se, per dire la verità, non ricordo i momenti prima dell’incidente e poi…..perché siamo senza i caschi ?“.

Forse era stato il trauma per la botta a non fargli ricordare nulla di quanto era accaduto, o forse nulla di quanto ci era successo era veramente accaduto.

E mentre un tizio dell’organizzazione porgeva a Pierre un tampone con del disinfettante, chiesi a Pierre:
“Ma non ricordi proprio nulla di quello che è successo ?”.

“Certo, dell’incidente ricordo tutto ! Perché, è successo qualcos’altro ?”, mi replicò.

“Nulla ……. non è successo nulla !”, dissi per troncare il discorso, nella disperazione più assoluta.

Si avvicinò un signore con la pettorina su cui era scritto “STAFF” dicendoci:
“Signor Lazzari, nonostante l’incidente avete fatto il secondo miglior tempo…….. peccato ! ……. ma è stato lo stesso fantastico !”. Poi ci guardò in modo strano: “Perché non indossate i caschi ? Capite che è mio dovere segnalare alla direzione gara che non state indossando i caschi ?”.

Già , dove erano andati a finire i caschi ?.
A me, in quel momento, importava ben poco della gara e dei caschi; incredibilmente eravamo ritornati alla domenica mattina della gara, come se nulla fosse accaduto, almeno per gli altri ma non per me….

Il responsabile dell’organizzazione ci indicò quindi a gesti la strada da percorrere per raggiungere Trapani: “In fondo, dopo due curve arrivate al bivio…..svoltate a destra e arrivati in via Argenteria tirate dritto fino in Via Conte Agostino Pepoli…… e poi sempre diritto per Via Fardella ”.

Senza scendere dalla macchina, mi avviai verso Trapani, e, come nel pomeriggio delle prove cronometrate, la città era tutta vestita a festa. Mentre sfilavamo la gente ci acclamava, e qualche gruppo di tifosi inneggiava: “Elio….Elio…. Campione del mondo !!!”

La mia mente invece era altrove, era a sessantacinque anni prima, al volto di mia madre bambina che, sorridente e sorniona, si nascondeva tra le gonne di mia nonna. Era tra la gente che stimava mio nonno, che avrei voluto conoscere e che per la forza del destino non era stato possibile.

E tutti quei volti e persone come l’appuntato Marchingiglio e il Delegato Virgilio che non avrei potuto più rivedere; forse il delegato Virgilio che, ad occhio e croce, oggi dovrebbe avere, se fosse vivo, circa cento anni.

Poi mi venne in mente il volto di Cinzia, e fui assalito dalla voglia spasmodica di incontrarla e di abbracciarla.
Avevo vissuto due vite, ed una escludeva l’altra.








LA FINE DEL TUNNEL







Lungo Via Fardella, era tutto un pullulare di striscioni che inneggiavamo al titolo mondiale, e, mentre salutavo i tifosi con il braccio fuori dal finestrino, mi venne in mente l’immagine della stessa via quando ci fu l’incontro con il dottor Sinatra; procedevo a bassa velocità ed avevo il terrore che da un momento all’altro qualche forza oscura ci facesse ripiombare nella precedente dimensione.

Pierre, con insistenza, mi chiedeva il perché di questo mio silenzio in macchina :
“Non ti capisco Elio…… dovresti essere entusiasta per tutta questa dimostrazione di affetto ed invece reagisci così ? ….. Come se avessi ingoiato un rospo intero ?”.

“Pierre….. quando saremo cinque minuti da soli, ti spiegherò il perché “, gli risposi: “Ora raggiungiamo Piazza Vittorio….. ti prometto che, appena scesi dalla macchina, festeggerò come sempre !”.

Ciò dicendo arrivammo in piazza: era un bel colpo d’occhio. C’erano almeno cento auto da corsa tutte schierate ed al centro il palco della premiazione.

Appena scesi dalla macchina e poggiato i piedi per terra, provai come una sensazione di vuoto, come quella strana sensazione che si prova certe volte nel dormi veglia; sentii come mancarmi il terreno sotto i piedi.
Pensai per un attimo, in uno stato di angoscia crescente, che il mio ritorno al presente stesse per sciogliersi come la nebbia al primo sole, poi mi diedi una scossa e feci il primo passo.

Dovevo sembrare un ubriaco che cerca di camminare ritto sulla schiena; infatti mi appoggiai alla macchina e chiamai Pierre:
“Pierre.….. scendi dalla macchina e vieni ad aiutarmi; non mi reggo in piedi !”.

Come in uno stato ipnotico vidi Pierre slacciarsi la cintura di sicurezza, aprire lo sportello e girare attorno alla macchina per venirmi incontro.
Avevo però la sensazione che tutto ciò avvenisse molto lentamente come se il tempo scorresse molto, molto lentamente …….

Ancora il tempo ! Cosa è in fondo il tempo ?
E’ solo una variabile dell’universo, o la nostra vita è composta da tante infinite vite unite da un sottilissimo filo pronto a spezzarsi e ad unirsi immediatamente ad un altro ?
Questa sensazione era forse l’ultimo mio contatto con la terribile l’esperienza temporale a cui ero stato sottoposto.
Pierre mi diede un poderoso strattone sulla spalla:
“Elio … dai svegliati, ti senti bene ?”.

Sentivo la voce di Pierre come se venisse dall’oltretomba; poi finalmente rinsavii.

“Elio …. come stai ? Sei svenuto per qualche minuto ! Ti senti bene ?”, mi disse Pierre sorreggendomi per le spalle.

In quel momento capii che era finito tutto; ero finalmente arrivato nel presente…… mi ero ripreso la mia vita !

“Sto bene ….. ho avuto solo un capogiro !”, replicai a Pierre, e mi avviai immerso nella folla , tra la gente che mi stringeva le mani coprendomi di pacche amichevoli.

Ebbi una strana sensazione di euforia, ben diversa dall’euforia che si prova alla fine di ogni gara; avevo attraversato mezzo secolo in un solo istante e comprendevo solo in quel momento quanto la vita, la tua e quella degli altri, sia tanto preziosa e gustata e apprezzata istante per istante.

Feci mente locale, e mi vennero in mente gli occhi verdi di Cinzia.

Salito sul palco dell’organizzazione, cercai tra la folla lo sguardo di Cinzia, ma la marea di tifosi era così numerosa da rendere impossibile potere incrociare il suo sguardo.
Ci venne incontro un gruppo numeroso di giornalisti che cominciò a bersagliarci di domande.
“Lazzari, ci può dire con precisione la causa dell’uscita di strada alle Case Rosse ?”, mi chiese a bruciapelo un giornalista.

“Ho un ricordo piuttosto vago dell’accaduto e poi sono molto provato da quello che è successo”, gli risposi, “ma il mio navigatore risponderà con dovizia di particolari a tutte le vostre domande”.

Ciò dicendo il gruppo di giornalisti si avvicinò a Pierre, che, sfoggiando una vistosa fasciatura al capo, cominciò a rispondere alle loro domande.

Neanche il tempo di respirare, mi si avvicinò Nino:
“Elio, non ti sei fatto niente vero ?”.

“Non preoccuparti ….. tutto a posto, solo che il tetto ed una fiancata della macchina hanno bisogno di un po’ di cure” .

“Ok Elio…..”, dandomi una affettuosa pacca sulla spalla, “ora, dopo aver premiato Serineen, che ha vinto la gara, salite sulla macchina e facciamo la cerimonia di premiazione !”.
Annuì con un cenno del capo, anche se il mio sguardo correva su tutta la piazza alla ricerca di Cinzia.

Intanto era arrivata mia madre:
“Mi hanno detto che hai avuto un incidente poco prima del traguardo della gara…… è vero Elio ?”.

Le dissi di si, mostrandole le vistose ammaccature sul tetto della Porsche, e avendola vicino l’abbracciai come non facevo più da tempo.

Mentre l’abbracciavo una sensazione struggente mi pervadeva: mi venivano in mente le immagini e l’emozione dell’incontro con la bambina dai boccoli neri e di sua madre; in fondo era come se stessi abbracciando un pezzo di me stesso.

Mia madre mi esclamò:
“Elio ….. che ti è successo veramente ? …… Erano anni che non facevi un gesto così plateale !”.

“Non preoccuparti ma’, è solo che sono felice di vederti !”, le dissi; poi, cercando lo sguardo di Cinzia in mezzo alla folla, la vidi.

Si fece subito riconoscere agitando le mani, ma arrivare sotto il palco era veramente difficile….. la piazza era ormai stracolma di gente.

Scesi dal palco e le andai incontro.

Abbracciarla era una sensazione indescrivibile, per me amplificata da quanto accaduto, e, noncurante delle persone presenti, ci baciammo di fronte a tutti. La gente, per tutta risposta, a questa nostra effusione, applaudì facendomi quasi diventare rosso.

“Elio ….. sai …. quando abbiamo saputo dell’incidente tutti qui in piazza ci siamo molto allarmati”, mi diceva Cinzia, “tua madre era molto preoccupata perché non avevamo alcuna notizia: comunque l’ho rassicurata dicendole di aver già conosciuto il tuo sangue freddo e che sicuramente non doveva esserti successo niente di grave !”.

“Poi quando abbiamo saputo che si trattava di un lieve incidente, abbiamo tirato tutti un sospiro di sollievo !”, aggiunse lei.

Mentre lei mi parlava, la guardavo pensando con disperazione a quanto mi fosse mancata mentre mi trovavo in quella assurda dimensione del passato. Ero ancora molto scosso, ma lo spettacolo deve continuare……… e, insieme a Pierre, salimmo sul tetto della macchina sistemata sul palco della premiazione e, circondati da tutti i miei tifosi ed amici, stappammo finalmente lo champagne inondando tutto e tutti .


Sabato prossimo pubblichero la 12^ Puntata, poi ci sarà una pausa (passo il Natale a Padova) ed il rientro è previsto per Sabato 27.....quindi alla prossima.

Ciao da Giacaleo

P.S.: è inutile dire che sono graditi i commenti ed i vostri pareri sulla puntata.
1   U L T I M E    R I S P O S T E    (in alto le più recenti)
Jean Inserito il - 17/12/2008 : 16:08:15
Grazie Giaca, aspetto con ansia, Auguri Jean

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