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 "Velocità all'alba" - 6^ Puntata

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V I S U A L I Z Z A    D I S C U S S I O N E
giacaleo Inserito il - 29/11/2008 : 19:13:14
Appuntamento fisso del Sabato per la 6^ puntata del mio romanzo "Velocità all'alba".

Non vi dirò altro ......... buona lettura........

Resta inteso che chi volesse fare commenti, può farlo a fine post.




6^ Puntata



LA GARA







Il cuscino che Pierre mi aveva lanciato fece il suo effetto e mi svegliai di soprassalto, mentre la sveglia elettronica continuava ad ululare senza sosta.

Allungai una mano, da sotto le lenzuola, e spensi quell’orribile strumento di tortura; ripensando a quanto fosse accaduto la sera prima e mi rivolsi a Pierre:
“Sai ieri sera con Cinzia …..” , e mentre mi rivolgevo a lui, cominciò a sommergermi di domande del tipo: “Com’è andata,…… hai concluso ?...... e nell’intimità com’è ?”.

“Senti Pierre, smettila di scherzare ! Non è andata come pensi tu … Cinzia è una ragazza molto seria !”, risposi con tono di appiglio: “Ci crederai o no, ma io e Cinzia abbiamo trascorso il dopo cena sul circuito e……. non ti spaventare…… ha fatto una salita con me sulla Porsche da gara !”.

“Cooosa ……”, “Tu hai fatto salire una donna al mio posto in macchina…. “, “non sai quanta sfi** porta far salire una donna al posto del navigatore in una macchina da rally ?”, ribatté Pierre con tono deciso.

Gli risposi facendogli un sorrisino: “Non vorrai credere anche tu a queste superstizioni …?”.

A questa mia domanda Pierre, come se avesse compreso il fatto che un pilota professionista non debba credere a queste sciocchezze, mi fece un sorriso aggiungendo: “Hai ragione Elio …. ma sai sono un po’ geloso del mio ruolo…. comunque lo so che Cinzia non vuole fregarmi mica il posto…..”.

“Dimmi cos’altro è successo ? Come ha reagito Cinzia alla guida veloce ?” , mi chiese Pierre. Raccontai allora quanto fosse accaduto la sera prima, e, mentre raccontavo, notavo in Pierre un senso di curiosità, finché non mi chiese:
“ E che danni ha riportato la macchina ?”.

Lo rassicurai che nulla era accaduto e mi infilai sotto la doccia.

Quella era una mattina molto particolare per me, sentivo addosso una valanga di emozioni; sentivo su di me, in rapida successione, gli sguardi di tutti quanti stavano là fuori ad aspettarmi.

Nino aveva aspettato quindici anni per veder riparato un torto fattogli, mia madre e mio fratello , che mi avevano visto con il contagocce, finalmente avevano potuto essere a fianco a me, a “casa” e non in un impersonale hall di un albergo, mentre Giovanni poteva questa volta essere orgoglioso del suo amico pilota senza dovere aspettare di leggere i giornali.

E poi c’era questa novità che era entrata nella mia vita come un fulmine a ciel sereno: Cinzia.

Era possibile che, nonostante fossero trascorsi quindici anni, non avessi mai trovato la donna della mia vita, e che poi fossero bastati solo 2.000 chilometri ed un solo giorno per innamorarmi ?.

Era accaduto tutto troppo in fretta come se il tempo avesse voluto riprendersi la rivincita sulla mia vita…….
Quanto era lontano il titolo mondiale…… era trascorso solo un mese e a me era sembrato fosse passato un anno !

Intanto Pierre , che era sceso giù al bar per fare colazione, mi chiamò al telefono:
“Ehi, Elio non vorrai fare tardi proprio oggi che è la tua festa ?.... Dai scendi giù prendi un caffé ed andiamo”.

Scesi velocemente e, mentre raggiungevo Pierre, il portiere della reception mi chiamò: “Signor Lazzari c’è un biglietto per lei !”, e mi porse una busta sul bancone.

Aprii con curiosità quella busta, che all’esterno recava solo la scritta “Per il Sig. Lazzari “, e trovai scritto uno strano messaggio: “Signor Lazzari, lei non mi conosce, mi chiamo Alberto Calamia, la prego dopo la gara di raggiungermi al mio indirizzo in Via Torrearsa n.125 perché ho qualcosa da mostrarle che forse ha a che fare con lei”.
Pensai subito ad un ammiratore molto intraprendente, ma che, con quel suo biglietto, aveva stuzzicato in me, in ogni caso, una certa curiosità; lo misi in tasca ripromettendomi di contattarlo quanto prima.

Vidi Pierre davanti l’uscita dell’albergo con due grossi borsoni:
“Hai dimenticato tuta, casco e interfoni in camera … li ho presi io …. come al solito !”, mi apostrofò con tono di ammonizione.
“Dai non c’è tempo per fare colazione … sali in macchina e andiamo …ci stanno aspettando”.

In silenzio, senza proferire alcun ché, lo seguii, salendo in taxi e tenendogli un po’ il broncio:
“E va bene hai ragione anche stavolta…… lo sai che se non ci fossi stato tu il titolo mondiale me lo giocavo nel mondo dei sogni”.

Questo era bastato affinché sul volto di Pierre tornasse quel sorriso da guascone che in fondo, nonostante tutto, era il suo biglietto da visita.

Erano quasi le sette del mattino, la giornata sembrava buona e le temperatura, per essere il mese di novembre non era poi tanto male.

Il meteo aveva dato, per la zona del trapanese, previsioni di tempo piovoso con temporali sparsi . Ma io non scorgevo alcuna nuvola all’orizzonte, mentre dal mio finestrino, lungo la strada che porta a Valderice, osservavo il panorama che si estendeva fino a Marsala….. era veramente una bella giornata d’autunno.
Arrivati al motor-home c’era Nino tutto impegnato a ricontrollare gli ultimi particolari della macchina per la gara:
“Elio, Pierre, preparatevi che tra un ora inizia la gara…. comunque potete prendervela comoda ……. la vostra partenza è prevista per le 12,30”.

A quel punto chiesi a Nino se avesse visto Cinzia aggirarsi da quelle parti, ma, senza distogliere lo sguardo dalla ghiera della sospensione sinistra della Porsche, fece cenno di No.
Accesi allora il telefono e digitai il suo numero:
“Cinzia sono io, dove sei …. mi aspettavo fossi a Valderice , al motor-home?”.

“Sono a Trapani, a Piazza Vittorio, qui la gente sembra impazzita e sto facendo una miriade di interviste“, mi rispose Cinzia, “Comunque stai attento e non fidarti troppo della strada ….. ricordati di quanto è successo stanotte !” .

Stava diventando apprensiva anche lei; comunque le risposi:
“Stasera vedi che si va a mangiare insieme, ma stavolta in pizzeria …. va bene per te?”. Lei annuì e mi diede appuntamento a dopo l’arrivo in piazza.

Era giunto il momento, e mentre la folla di curiosi e tifosi si aggirava nei pressi della nostra macchina, io e Pierre entrammo nell’abitacolo.

“Vedi che ho apportato un piccola variazione di assetto sul posteriore, così, se scivoli su qualcosa di morbido lei reagirà con più decisione…… ok?”, mi riferì Nino, “In bocca al lupo !” , “Ci vediamo a Trapani !”.

Ci avviammo ancora una volta, come centinaia di altre volte nella nostra carriera, alla partenza di una gara, aspettando il nostro turno.
Il motore borbottava con un tono cupo, mentre i tifosi, negli istanti che precedono la partenza, ci incitavano in modo impressionante.

Questa volta, a differenza delle prove, innestai la prima in un fragore di pneumatici, provocando una enorme imbardata della macchina prima a destra e poi a sinistra. Stavolta per affrontare la prima curva, “la Pai”, seguii una traiettoria più stretta, come consigliato da Pierre, che, a discapito dello spettacolo, offriva un uscita migliore in accelerazione.

Le curve successive fino, ai rettilinei dopo la curva della “Munnizza”, scivolarono via senza problemi, raggiungendo alla fine del rettilineo i 215 Km. orari.
Fare la salita della Monte Erice con una macchina da rally è cosa ben diversa che farla con una macchina stradale: con la seconda le curve devono essere pennellate senza dare nulla allo spettacolo, perché è così che si guadagnano i secondi, mentre, con un macchina da rally, viene naturale uscire dalle curve con un leggero sovra-sterzo, che diventa quasi un pendolo con i tornati da 180°.
Infatti, all’uscita di ogni tornante, il pubblico, si abbandonava ad entusiastici applausi.
Questo era quello che notavo dal finestrino.

Molti pensano che noi piloti, all’interno dei nostri mostri d’acciaio, non notiamo mai il calore e gli applausi degli spettatori e tifosi che assistono alle nostre gare: nulla di vero!

Tante volte, grazie al calore dei tifosi ai bordi del percorso, abbiamo trovato la forza di recuperare lo svantaggio accumulato in alcune gare, e poi, non posso dimenticare il tifo degli appassionati italiani all’ultimo Rally di Montecarlo: sembrava che ogni parte del circuito parlasse solo italiano, e che gli unici colori fossero il rosso , il bianco ed il verde !

Questo mi aiutò molto a vincere quella gara.

Intanto si avvicinava sempre più la zona del percorso più bella del circuito, la zona che va dalla “Casazza”, dove la notte prima ero andato in testa-coda con Cinzia, e il Viale delle Pinete, dove normalmente si trova l’arrivo della gara del C.I.V.M. (Campionato Italiano Velocità Montagna).

Tra una nota e l’altra, Pierre, osservando la marea umana di tifosi disposta sui prati che sovrastano la strada, esclamò:
“Neanche al rally di Corsica ho mai visto tanta gente !!”.
“E non hai ancora visto cosa ci aspetta all’arrivo ! “, aggiunsi compiaciuto.
Intanto, affrontato l’ultimo tornante in salita, quello di Porta Spada, imboccai il viale delle Pinete, dove all’altezza della metà circa, era stata posta la deviazione per la discesa da Erice.

A folle velocità e, tra un fragore di grida e applausi, svoltammo a destra.

Qui la strada si faceva più stretta ed il bordo del percorso era sempre più pericolosamente vicino alle ruote della nostra macchina.

Il tono di voce di Pierre divenne più cupo e più concentrato: la continua successione di curve in discesa aveva messo in seria difficoltà me ed il mio fedele navigatore.

“Lenta destra, prima seconda …. Allunga …frena seconda corta sinistra…..” mi gridava Pierre nell’interfono.
Era agitato come non mai .
“Pierre vedrai che tra un paio di chilometri la strada si allarga, e alle Case Rosse diventa normale, e senza questi continui sinistra-destra !!”, gli dissi.

Affrontammo in discesa l’ultimo tornante da brivido che girava verso sinistra ed intravedemmo da lontano le Case Rosse.

Mi rilassai per un attimo, e ci fu fatale.

Misi la ruota posteriore destra fuori dal cemento della cunetta, poggiandomi leggermente sulla terra fresca di umidità, e, come la sera precedente, la mia Porsche cominciò a sbandare un po’ a destra ed un po’ a sinistra.

Stavolta però, dopo la “cura” di Nino la macchina ebbe un comportamento ben diverso: cominciò a girare su se stessa facendo un testa-coda completo di 360°, alzando nell’aria una enorme nuvola azzurra di pneumatici bruciati nell’attrito con l’asfalto.








L’ASSURDO






Finito il testa-coda e rarefattesi la nuvola azzurrognola di gomma bruciata, il motore si ammutolì.

“Dai Elio rimetti in moto !!”, cominciò a gridarmi Pierre, ma il motore non voleva assolutamente rimettersi in moto.

“Vedi che il motorino d’avviamento non risponde !!”, gli risposi, e, con lo sguardo tipico di chi rinuncia a finire la gara, feci cenno a Pierre di scendere dalla macchina.

Ci guardammo in faccia e, allargando le braccia, dissi a Pierre:
”Dai chiama con la radio l’organizzazione e digli di venirci a prendere”.

Mentre Pierre armeggiava con la radio mi girai intorno e notai una cosa stranissima: non c’erano tifosi in quel punto del tracciato.
Allungai poi lo sguardo verso le Case Rosse e notai qualcosa che non avevo notato il giorno prima: erano state restaurate e sembravano appena costruite.

“Pierre, cosa ti hanno detto dalla direzione di gara ?”.

Silenzioso e con uno strano sguardo Pierre mi si avvicinò, e guardandomi fisso negli occhi mi disse:
“Non sono riuscito a mettermi in contatto con l’organizzazione, e, non ci crederai, girando tra tutti i canali, non c’è alcun radioamatore in ascolto… è come se le nostre onde radio svanissero nel nulla più assoluto !”.

“Vediamo di far ripartire questo catorcio”, mi disse ancora Pierre e, senza neanche controbattergli, aprii il cofano posteriore della macchina. Guardai con attenzione la parte elettrica e non notavo nulla di strano: “I cavi sono a posto….. il motorino d’avviamento è ok …… la batteria è al massimo della tensione…. mi sembra tutto a posto! Pierre prova a metterla in moto”.

Si sedette al posto di guida, fece pressione sul pulsante d’avvio ed il motore si mise in moto con il suo solito rombo.

“Dai scendi dal posto di guida, sali su e continuiamo verso l’arrivo !”, dissi a Pierre, che, senza neanche farselo ripetere una seconda volta, con un balzo salì in macchina, si agganciò il casco e la cintura di sicurezza.

Ripartii da quel punto del tracciato con una grande accelerazione e con un po’ di rammarico per aver rovinato la gara a Nino e a quanti quel giorno volevano vedermi festeggiare con una vittoria.

Intanto, considerando che all’arrivo mancassero solo poche centinaia di metri, notavo che ai lati del percorso non c’erano spettatori: pensai allora che l’organizzazione avesse ritenuto pericoloso per il pubblico stare in quella parte del circuito.

Ad un tratto, come se un sesto senso stesse per pervadermi, cominciai a rallentare; quasi a passo d’uomo avanzavamo con un mesto borbottio del motore. Dovevamo trovarci a circa 50 metri dall’arrivo, ma di persone e postazioni nemmeno l’ombra.

Erano spariti tutti, non vedevamo gli striscioni, tanto meno la folla dei tifosi che il giorno prima ci aveva accolti; Pierre era sconvolto, e, in religioso silenzio, continuavamo ad avanzare verso Trapani.

Arrivati al bivio per la strada provinciale esclamai gridando: “Pierre….. vuoi fare funzionare questa caz…. di radio?!”.

Pierre cominciò ad estrarre dal proprio alloggio la radio, tirandosi dietro un groviglio di fili multicolore, cominciò a toccarne la parte posteriore dicendomi:
“Vedi che i finali sono caldi …. sai che vuol dire ? Vuol dire che la radio funziona….. ma non riesco a capire perché nessuno risponda alla nostra chiamata !”.

La mia mente in quel momento venne invasa da mille pensieri e da mille domande a cui né io , né Pierre avremmo potuto dare delle risposte.
Cosa era accaduto, da far sparire tutti e tutto all’arrivo della prova speciale?

Avanzavamo intanto con circospezione lungo la strada che segna l’ingresso in città, la via Argenteria; vedevamo poca gente in giro, e la cosa sarebbe stata abbastanza normale se consideriamo il fatto che erano le ore 13 di domenica mattina.
Ma chiunque ci vedesse, fuggiva verso l’uscio di casa o dentro qualche portone.

Notavamo che la gente, dopo il primo impatto con la nostra macchina , ci osservava a debita distanza con aria incuriosita.

Dissi a Pierre:
“Ora scendo e chiedo se hanno un telefono”.

Posteggiai nel punto in cui la strada si biforca in due vicino a quel che pensavo fosse un bar. Mi sfilai il casco e il sottocasco e scesi dalla macchina :
“Pierre stai in campana, questa cosa non la vedo molto chiara ”.

Entrai in questo locale, che più che un bar, sapeva di vecchia taverna invasa dall’acre odore del vino; gli avventori mi osservavano con uno strano interesse misto di curiosità e stupore.

Chiesi al vecchio col sigaro in bocca oltre il bancone:
“Senta, permette che faccia una telefonata?”.



A mercoledì prossimo per la 7^ puntata.

Ciao da Giacaleo.
2   U L T I M E    R I S P O S T E    (in alto le più recenti)
Jean Inserito il - 29/11/2008 : 22:13:34
Vojo sapè chi chiamava perchè ho faticato per leggere tutto.'Notte.J.
salvoabarth Inserito il - 29/11/2008 : 20:08:40
allucinante che sara' successo?aspetto con ansia

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